Il piano per la transizione dell’Egitto
I tre comitati con cui il vicepresidente Sulayman dice di voler cambiare il paese
A due settimane dalle prime proteste di piazza, il nuovo governo egiziano, nominato in seguito alle manifestazioni in tutto il paese che hanno chiesto con determinazione le dimissioni del presidente Hosni Mubarak, conferma di essere al lavoro per accogliere le richieste della rivolta per rendere più democratico l’assetto dello stato. La conferma è stata data in più di una occasione da ‘Umar Sulayman, il nuovo vicepresidente, che ha assicurato di avere l’appoggio di Mubarak, pronto a farsi progressivamente da parte dopo 30 anni di controllo dell’Egitto.
Hosni Mubarak rimarrà probabilmente in carica fino al prossimo settembre, quando si terranno le elezioni presidenziali, anche perché prima è necessario smontare l’apparato di regole e leggi che gli hanno permesso di rimanere così a lungo al potere. Sulayman continua a parlare con le opposizioni, scettiche sulle aperture del governo, ma comunque disponibili a trovare nuove regole comuni e in tempri brevi per offrire un passaggio dei poteri graduale, organizzato e soprattutto pacifico.
Il piano prevede la creazione di alcuni comitati costituiti da membri del governo e delle opposizioni. Un primo comitato si occuperà della preparazione dei nuovi emendamenti per la Costituzione, che necessita di una rinfrescata per portare all’elezione democratica di un nuovo presidente. Un secondo comitato si occuperà di vigilare sul confronto tra i partiti politici che si stanno impegnando per gestire la transizione democratica. Questi due nuovi comitati iniziano oggi i lavori.
Un terzo comitato si occuperà, invece, degli eventi delle ultime due settimane e avrà il compito di ricostruire quanto accaduto nel corso delle manifestazioni nelle principali città dell’Egitto. Il comitato analizzerà gli scontri dei primi giorni tra forze dell’ordine e manifestanti e si occuperà anche della battaglia della scorsa settimana tra sostenitori di Mubarak e contestatori del regime. Le conclusioni del comitato saranno comunicate poi al procuratore generale, che avrà il compito di perseguire i colpevoli e di avviare i processi.
La strada segnata da Sulayman sembra essere un passo importante verso un Egitto più democratico, ma i manifestanti non si fidano molto delle promesse di un uomo che di fatto è stato per anni una parte importante del regime di Hosni Mubarak. Anche per questo motivo le proteste di piazza non accennano a finire, anche se il numero di manifestanti per le strade delle principali città egiziane è diminuito sensibilmente.
In piazza Tahrir, il centro della protesta al Cairo, alcune centinaia di manifestanti hanno creato una tendopoli e un presidio permanente per chiedere le immediate dimissioni di Hosni Mubarak. L’esercito ha circoscritto l’area della protesta, consentendo al traffico cittadino di passare per il centro della capitale, e non si registrano più scontri.