La resa del ministro Brunetta
Ichino sul Corriere spiega perché della tanto strombazzata riforma della pubblica amministrazione non è rimasto niente
Pietro Ichino, giuslavorista e senatore del PD, spiega al Corriere della Sera perché della riforma della pubblica amministrazione – una delle prime risposte che i sostenitori del centrodestra forniscono quando gli viene chiesto cosa ha fatto il governo – non è rimasto nulla. Di fatto non esiste più: aboliti i premi per i meritevole, abolita o quasi la valutazione del merito.
Caro Direttore, venerdì scorso il governo ha firmato con Cisl, Uil e Ugl una Intesa che sostanzialmente azzera la riforma Brunetta delle amministrazioni. Se nell’estate scorsa Tremonti aveva abolito la “carota” prevista in quella riforma, cioè i premi per i dipendenti pubblici più meritevoli, ora questa Intesa abolisce il “bastone”: in sostanza garantisce che a nessuno, per quanto inefficiente, verrà tolto un solo euro del “salario accessorio” percepito nel 2010. Per spiegare il contenuto effettivo di questo accordo, ne propongo una traduzione dal buro-sindacalese in italiano.
Intesa 4 febbraio 2011: Fermi tutti, abbiamo scherzato!
1. – Le Parti, sostituendo questo accordo agli atti di un legislatore velleitario e di un Governo inconcludente, si danno reciprocamente atto che la riforma delle amministrazioni pubbliche recata dal decreto legislativo n. 150/2009 deve considerarsi come mai emanata. In particolare, ogni funzione di valutazione della performance delle amministrazioni attribuita a organi indipendenti deve intendersi avocata a sé dalle Parti stesse, nello spirito del Memorandum Governo-sindacati 23 gennaio 2007. Tutte le invettive pronunciate dal ministro Brunetta contro il detto Memorandum nel corso degli ultimi due anni e mezzo devono intendersi revocate, con formali scuse all’ex-ministro Nicolais.