La lotta contro la malaria si complica
La scoperta di una nuova sottospecie di zanzara rilancia l'ipotesi che i contagi avvengano anche all'esterno delle abitazioni
Un gruppo di ricercatori dell’Institut Pasteur di Parigi ha scoperto una nuova sottospecie di zanzara in grado di trasmettere la malaria che vive principalmente all’esterno delle abitazioni, a differenza delle altre specie di zanzare che trasmettono la malattia e che vivono e si moltiplicano all’interno degli edifici. La nuova scoperta, da poco pubblicata sulla rivista scientifica Science, potrebbe mettere in discussione alcuni metodi utilizzati fino a ora per combattere la diffusione della malaria.
Si stima che ogni anno questa patologia uccida almeno 710mila persone nell’Africa subsahariana. La forma più pericolosa della malattia è causata dal Plasmodium falciparum, un parassita che viene trasmesso dalle zanzare, soprattuto da quelle appartenenti alla specie Anopheles gambiae. Le zanzare depositano le loro larve nell’acqua stagnante, ma gli esemplari adulti passano buona parte del loro tempo all’interno degli edifici dove hanno più possibilità di trovare esseri umani per nutrirsi del loro sangue. Le zanzare portatrici del parassita contagiano così le loro prede, che successivamente si ammalano di malaria.
L’utilizzo di insetticidi, zanzariere e altri repellenti ha consentito di ridurre sensibilmente il numero di casi di malaria nell’ultimo decennio, ma la malattia non è ancora sconfitta e la scoperta della nuova sottospecie di zanzara potrebbe contribuire a spiegare come mai ci stia volendo così tanto tempo. Gli esemplari di zanzara che appartengono alla sottospecie di A. gambie battezzata Goundry, dal nome del villaggio in cui è stata scoperta nel Burkina Faso, trascorrono il loro tempo all’esterno degli edifici, evitando così gli insetticidi e i repellenti.
Secondo Ken Vernick, l’autore dello studio scientifico, per molti anni i ricercatori si sono concentrati sugli esemplari di zanzara trovati all’interno delle abitazioni, dove sembrava fosse più probabile essere morsi da questi insetti, trascurando le altre zanzare. Così Vernick e colleghi hanno deciso di analizzare le larve trovate nelle acque stagnanti vicino ad alcuni villaggi del Burkina Faso nella stagione molto umida delle piogge. Gli esemplari sono stati portati in laboratorio e lì accuditi per farli crescere.
Successivamente, i ricercatori hanno prelevato alcuni campioni di DNA e li hanno confrontati con altri campioni prelevati dalle zanzare che vivono comunemente all’interno delle abitazioni. Il confronto ha consentito di identificare una sottospecie ancora sconosciuta di A. gambiae le cui caratteristiche consentono al parassita della malaria di attecchire più facilmente. Se nutrite con sangue infetto, le zanzare che vivono all’interno degli edifici nel 35% dei casi diventano vettori del parassita, mentre nella sottospecie Goundry la percentuale è pari al 58%. Questo sembra suggerire che anche la nuova sottospecie possa essere una fonte di contagio.
La scoperta di Vernick e colleghi sembra confermare quanto temuto negli anni Settanta, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) investì sei milioni di dollari per eradicare la malaria a Garki, in Nigeria. In quell’occasione furono utilizzati in uno sforzo coordinato i migliori medicinali contro la patologia e i migliori insetticidi per alcuni anni, ma la malaria riuscì a resistere. Il fallimento dell’operazione fece supporre che esistessero alcune sottospecie di zanzara in grado di veicolare la malaria che vivono e si moltiplicano anche all’esterno degli edifici popolati dagli esseri umani.
La ricerca di Vernick è molto importante, ma come ricordano altri ricercatori, manca ancora la pistola fumante. Gli esperti dell’Institut Pasteur hanno catturato le larve, ma non sono ancora riusciti a catturare esemplari adulti che vivono all’esterno delle abitazioni e che infettano le persone con la malaria. Vernick non demorde e sta ora cercando di realizzare nuove esche sintetiche, la legge vieta di usare esseri umani come esche, per intrappolare qualche esemplare di Goundry e verificare se effettivamente sia un vettore del parassita all’esterno delle abitazioni dei villaggi africani.