Le novità sull’inchiesta Grandi Eventi
L'inchiesta è tornata sui giornali di oggi, con la storia del prete con cinquanta conti correnti
I giornali di oggi tornano a occuparsi dell’inchiesta Grandi Eventi, che aveva occupato i titoli di prima pagina dei quotidiani nella scorsa primavera per essere poi superata dalla crisi politica nella maggioranza e da un sacco di altre cose. Quindi tocca innanzitutto fare un riepilogo: la lista Anemone, Balducci, Propaganda Fide suonano familiari ma magari non tutti si ricordano di cosa si sta parlando.
Parliamo dell’inchiesta sugli affari di un costruttore, Diego Anemone, ottenuti grazie al suo rapporto privilegiato con Angelo Balducci, provveditore all’epoca dei fatti, e altri funzionari pubblici delegati all’assegnazione degli appalti relativi appunto ai cosiddetti “grandi eventi”. Tra gli indagati ci sono appunto Anemone e Balducci, insieme all’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, responsabile di Propaganda Fide, la congregazione vaticana per i missionari. Poi Pietro Lunardi accusato di corruzione, Guido Bertolaso, l’ex commissario per i mondiali di Nuoto Claudio Rinaldi, l’architetto Angelo Zampolini. Tutti accusati a vario titolo di procurarsi favori illeciti, scambiando appalti con tangenti e favori.
Carlo Bonini su Repubblica oggi racconta un altro pezzo di questa storia, emerso nelle carte della procura di Perugia e Firenze. È la storia di Evaldo Biasini, sacerdote di 84 anni, definito nei mesi scorsi “il bancomat del gruppo Anemone”. Biasini è accusato di aver fatto il custode dei fondi neri di Anemone. Operava, a titolo personale o a nome della “Congregazione del Preziosissimo Sangue” su cinquanta conti correnti.
Quattro sono accesi presso “Banca Intesa”; 5 in “Banca Marche”; 2 in “Banca Generali”; 1 presso la “Cassa di risparmio di Città di Castello”; 3 in “Poste Italiane”; 1 in “Banca Carige”, 13 risultano intestati allo Ior (si tratta di depositi contanti in valuta, fondi di investimento, gestioni patrimoniali); 12 le posizioni con “Monte dei Paschi di Siena”; 2 con “Ras Bank”; 1 con “Rolo Banca”, 2 con “San Paolo Imi”, 3 con “Banca di Roma” (ora Unicredit).
Nei conti transitano molti soldi, senza apparente giustificazione. Soltanto su tre dei cinquanta conti passano 25 milioni di euro. Il denaro gira anche attraverso i conti dello IOR su cui Biasini ha la delega a operare. Qui la storia di Biasini si intreccia con quella sul sequestro dei fondi dello IOR per sospetta violazione delle norme anti riciclaggio, avvenuto lo scorso settembre. Almeno così ipotizzano Bonini e la procura, visto che sia nel caso di Biasini che nel caso di settembre si parla di circa 20 milioni di euro transitati dallo IOR al Credito Artigiano.
Come documenta poi il Secolo XIX, nelle nuove carte della procura di Perugia ci sono poi tracce dei “favori tra servitori dello Stato e della Chiesa”, “forse penalmente non perseguibili ma non per questo privi di interesse pubblico”. Uno di questi ha a che fare con la trasmissione Report, i cui giornalisti nel maggio del 2009 sarebbero andati dal monsignor Ermes Viale, braccio destro del cardinale Sepe.
Viale telefona a Balducci e lo avvisa di un incidente di percorso: «Oggi sono venuti quelli di Rai Tre a Propaganda Fide, ma non li abbiamo fatti entrare dicendo che siamo extraterritoriali». Balducci risponde: «Sono quelli di Report… avete fatto bene». Ma Viale aggiunge una battuta di scarsa prudenza ecclesiale: «Sono venuti a fare domande su Arcus… ma non vorrei che fosse una cosa più in là». Il finanziamento del progetto Arcus, caro al Vaticano, da parte del governo, è esattamente il filone d’inchiesta che ha poi messo nei guai Sepe e Lunardi.