La risposta di Bersani a Berlusconi
Il PresdelCons "non è in condizione di aprire una fase nuova: ne è anzi l'impedimento"
Ieri il Corriere della Sera aveva pubblicato una lettera di Silvio Berlusconi, che offriva a Bersani di “agire insieme al parlamento, in forme da concordare, per discutere senza pregiudizi ed esclusivismi un grande piano bipartisan per la crescita dell’economia italiana”. Oggi, sempre sul Corriere della Sera, la risposta del segretario del Partito Democratico.
Caro Direttore,
il mio partito sta lavorando ormai da un anno ad un progetto per l’Italia. Alla nostra Assemblea nazionale di venerdì e sabato se ne discuterà la prima sintesi. Benché tanti dei nostri documenti approvati siano pubblici, si è trattato di un’operazione svolta, nostro malgrado, in clandestinità, essendo l’agenda politico-mediatica sempre occupata da ben altri temi e contingenze.
Noi ci siamo fatti un’idea piuttosto precisa della situazione italiana e dei possibili e difficili rimedi. Stiamo ragionando come un partito di governo temporaneamente all’opposizione. Con questa stessa attitudine, considero la proposta che il Presidente Berlusconi mi rivolge dalle pagine del Corriere. Non nascondo la mia prima impressione: se la proposta è un astuto diversivo per parlare d’altro, mostra di essere davvero tempestiva; se è sincera, suona singolarmente estemporanea! D’altra parte negli anni trascorsi abbiamo imparato a nostre spese che Berlusconi ama gettare ponti quando è in difficoltà per abbatterli un minuto dopo. Ma non amo divagare o scherzare quando finalmente si può parlare di Italia. Nemmeno voglio dilungarmi in recriminazioni a proposito della sprezzante indifferenza con cui sono state ignorate dalla maggioranza in questi due anni le proposte pragmatiche dell’opposizione.
Non posso tacere, tuttavia, dell’umorismo un po’ macabro di cui Berlusconi fa sfoggio concedendomi «sensibilità» in materia di liberalizzazioni. Se chi ha fatto la liberalizzazione del commercio, dell’elettricità, delle ferrovie e di un certo numero di mestieri e di attività economiche è una persona «sensibile al tema», come definiremmo chi ha testardamente osteggiato tutto questo, chi ha affidato formalmente la riforma delle professioni agli ordini professionali, chi detiene personalmente posizioni dominanti in gangli vitali della vita civile?