Il re di Giordania scioglie il governo
Le proteste si allargano: la monarchia cerca di indebolirle nominando primo ministro un ex generale dell'esercito
Il re di Giordania ha sciolto il governo del paese, in seguito alle proteste di piazza delle ultime settimane, e ha dato mandato a un ex generale dell’esercito di formare un nuovo governo. Da tempo, infatti, ispirati dalle analoghe proteste in Tunisia e in Egitto, la capitale Amman era stata più volte luogo di proteste e manifestazioni.
Le manifestazioni, guidate dai sindacati e dai partiti di sinistra, chiedevano tra le altre cose proprio le dimissioni del governo guidato dal primo ministro Samir Rifai, definito “codardo”. Oltre che ad Amman, simili manifestazioni si sono verificate a Maan, Karak, Slat e Irbid, e in molti altri luoghi del paese. “Protestiamo contro le politiche del governo, contro i prezzi molto alti e le tassazioni vessatorie”, ha detto alla Reuters Tawfiq al-Batoush, ex capo della municipalità di Karachi, oggi tra i manifestanti.
Il 13 gennaio il governo giordano aveva annunciato un piano da 169 milioni di dollari per ridurre i prezzi dei beni di prima necessità, tra cui benzina, zucchero e riso, e per creare nuovi posti di lavoro. I manifestanti sostengono che le misure promesse non sono abbastanza. Il mese scorso l’inflazione ha fatto un balzo del 6,1 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Tra i manifestanti ci sono pure i Fratelli Musulmani e quattordici sindacati. Il debito pubblico della Giordania ha raggiunto i due miliardi di dollari nel 2009, il 9 per cento del PIL.
La Giordania è una monarchia costituzionale. Il potere esecutivo è esercitato dal re e dal suo governo, composto da otto ministri e guidato da un premier nominato dal re. Il re ha potere di veto, che può essere superato dai due terzi di entrambe le camere che compongono il parlamento: i membri del senato sono interamente nominati dal re mentre quelli della camera sono eletti dal popolo. Nel 1989 è entrata in vigore una riforma che ha legalizzato i partiti politici e i movimenti di opposizione.
foto: KHALIL MAZRAAWI/AFP/Getty Images