Poi tocca allo Yemen?
Ieri a San'a hanno manifestato in 16mila: il governo apre alle opposizioni
Negli ultimi giorni anche nello Yemen la popolazione ha organizzato numerose proteste per chiedere le dimissioni del governo e per avere maggiori garanzie democratiche, seguendo un modello simile a quello delle rivolte che si sono verificate in Tunisia e nelle ultime ore in Egitto. Il Congressso del Popolo (GPC), il partito di maggioranza, ha chiesto alle opposizioni di aprire una nuova fase di confronto per calmare gli animi nel paese e riportare la stabilità.
Diverse migliaia di yemeniti hanno manifestato nelle strade della capitale San’a, urlando slogan contro il governo e confrontandosi con le forze dell’ordine. Ieri, riferisce Reuters, un corteo di 16mila persone ha attraversato la città senza che si registrassero particolari scontri o episodi di violenza. Si è trattato della più grande manifestazione fino a ora organizzata per richiedere un passo indietro al governo.
Oltre alle difficili condizioni di vita nel paese, parte del malcontento è anche dovuta a una proposta di legge presentata lo scorso anno da alcuni membri del GPC per abolire il termine degli incarichi presidenziali. In questo modo, l’attuale presidente Ali Abdullah Saleh potrebbe mantenere il proprio incarico anche oltre la naturale fine del proprio mandato, prevista per gli ultimi mesi del 2013.
Il partito di Saleh è tornato sui propri passi ritirando la proposta la settimana scorsa nel tentativo di allentare la tensione nel paese. La legge sulla presidenza senza limiti di tempo potrebbe essere sostituita da una nuova norma, che prevede il limite di due mandati ciascuno della durata di cinque o sette anni.
Gli Stati Uniti osservano con particolare interesse l’evolversi delle proteste nello Yemen. Saleh è un importante alleato dell’America per tenere a bada Al Qaida nel paese.