Il nuovo volto della protesta in Egitto
I Fratelli Musulmani non sono più l'unico soggetto di opposizione in campo
Ieri in Egitto ci sono stati di nuovo scontri e violenze durante le manifestazioni contro il regime di Hosni Mubarak: un poliziotto e un manifestante sono morti al Cairo, circa settecento persone sono state arrestate in tutto il paese, tra cui otto giornalisti, e altri scontri sono scoppiati in diverse altre città. A Suez un gruppo di manifestanti ha appiccato il fuoco al palazzo del governo e ha tentato di dare alle fiamme anche la sede locale del Partito Nazionale Democratico attualmente al potere. La polizia è intervenuta lanciando gas lacrimogeni, tra i feriti ci sono almeno 55 manifestanti e 15 agenti di polizia.
Nonostante le misure repressive prese dal governo – oscuramento dei social network, divieto di manifestazioni e arresti arbitrari – la protesta contro Mubarak continua ad aumentare. A darle forza sono soprattutto i giovani egiziani – il 70 percento della popolazione in Egitto è sotto i trent’anni – che nella loro vita non hanno mai conosciuto un leader diverso da Hosni Mubarak, al potere dal 1981, e che lottano ogni giorno contro disoccupazione, inflazione, corruzione e oppressione. La loro forza, scrive il New York Times, sta mettendo del tutto in secondo piano i tradizionali soggetti dell’opposizione egiziana: da un lato i pochi intellettuali a cui Mubarak ha concesso di partecipare come avversari alle ultime elezioni per dare almeno una pallida parvenza di democrazia e dall’altro il partito di opposizione islamica dei Fratelli Musulmani, ufficialmente bandito dalla Costituzione.
Per oggi è atteso il ritorno del premio Nobel per la Pace El Baradei, che da qualche mese sta conducendo una campagna molto aggressiva contro Mubarak ed è riuscito a coalizzare intorno a sé un forte movimento di opposizione. El Baradei ha detto che l’emergere di questo nuovo movimento politico spontaneo guidato da migliaia di giovani costringerà anche gli Stati Uniti a cambiare atteggiamento nei confronti dell’Egitto. L’ex direttore dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica accusa infatti Washington di essere sempre stato troppo condiscendente con Mubarak per paura che in sua assenza potessero prendere il potere i Fratelli Musulmani, demonizzati per anni come l’equivalente egiziano di Al Qaida.
Ma ora i Fratelli Musulmani non sono più l’unico soggetto di opposizione in campo, ha spiegato al New York Times, e non si potrà più fare a meno di fare i conti con questo nuovo movimento di giovani che chiedono un nuovo governo. Inoltre, ha aggiunto, i Fratelli Musulmani non sono quello che per anni è stato raccontato in Occidente: «Ne fanno parte ormai centinaia di professori, avvocati, professionisti e si tratta di un movimento che non ha commesso nessun atto di violenza dalla rivolta contro la monarchia di sessanta anni fa. Sono un gruppo religioso conservativo, non c’è dubbio su questo, ma hanno abbracciato da tempo la causa per una democrazia pluralista e rappresentano il venti percento della popolazione, come puoi escludere il venti percento della popolazione?»