Le conseguenze dei Palestine Papers
Un diplomatico statunitense ragiona su cosa cambia la pubblicazione dei documenti riservati
Come hanno detto in molti, le informazioni rivelate dai Palestine Papers rischiano di far saltare definitivamente il già fragilissimo processo di pace mediorientale, confermando l’idea già abbastanza radicata da entrambe le parti che non sarà mai possibile raggiungere un accordo. I documenti dimostrano infatti che anche la più ampia delle concessioni da parte palestinese non basta a soddisfare le richieste minime degli israeliani, nonostante le loro dichiarazioni di facciata: il rischio è che quindi i Palestine Papers vengano usati dagli estremisti palestinesi come conferma definitiva della necessità di ricorrere alle armi.
Nonostante negli ultimi mesi le diplomazie mondiali abbiano dovuto fare i conti più volte con documenti trafugati e con la pubblicazione di rapporti che erano stati redatti per restare segreti, la pubblicazione dei Palestine Papers si candida a essere la fuga di documenti riservati col maggiore impatto concreto nella politica estera mondiale. Per questa ragione, il fatto solleva nuovamente il tema dell’opportunità da parte delle testate giornalistiche di pubblicare questo genere di documenti riservati: è possibile condurre una trattativa delicata come quella per la pace in Medio Oriente, dove da entrambe le parti esistono forti e influenti frange estremiste pronte ad approfittare di qualsiasi pretesto per interrompere il processo, col rischio che da un momento all’altro il contenuto degli incontri possa finire su tutti i giornali?
Oggi su Foreign Policy prende posizione Robert M. Danin, docente universitario, analista ed esperto di relazioni internazionali del Council for Foreign Relationship. Danin ha lavorato personalmente al processo di pace in Medio Oriente: ha guidato la missione diplomatica del Quartetto – Stati Uniti, Russia, Europa, Nazioni Unite – negli ultimi due anni e ha lavorato per vent’anni nella diplomazia statunitense occupandosi proprio di Israele e Palestina.
Danin sostiene che i Palestine Papers non rappresentano una vittoria della trasparenza dell’informazione bensì la vittoria dei nemici della pace in Medio Oriente. L’accusa di Danin è rivolta soprattutto ad Al Jazeera – la testata che per prima ha ricevuto i verbali e ha poi iniziato a pubblicarli dopo averli condivisi con il Guardian – che si sarebbe prestata al gioco delle frange politiche palestinesi interessate a delegittimare Fatah e l’ANP. Secondo Danin sono state proprio quelle frange a far avere i documenti ad Al Jazeera.
I documenti sono arrivati da quelle fazioni palestinesi che vogliono minare la leadership della ANP e della loro strategia diplomatica. Al Jazeera si è prestata al gioco, insinuando che i documenti dimostrino che la leadership palestinese è debole e pronta a capitolare ai piedi di Israele. Sul loro sito hanno pubblicato una grossa foto del negoziatore palestinese Saeb Erekat accanto alla frase «Vi stiamo offrendo la più grande Yerushalayim di tutta la storia d’Israele», suggerendo la sua disponibilità a cedere quella che la maggior parte dei palestinesi vorrebbe come capitale del proprio stato senza chiedere nulla in cambio.
Danin sostiene che Al Jazeera si sarebbe prestata a un gioco sporco, e la accusa di avere selezionato e pubblicato soltanto i passaggi che potevano servire a sostenere la tesi già assunta in partenza: che l’Autorità Palestinese avesse tradito il suo popolo e che per questo la sua leadership non fosse più credibile.
Soltanto una parte dei documenti è stata pubblicata finora, estrapolata dal contesto complessivo della discussione. Secondo le mie fonti palestinesi, altri documenti saranno pubblicati nei prossimi giorni in modo altrettanto lacunoso. I leader palestinesi hanno fatto un pessimo lavoro nel preparare il loro pubblico al tipo di concessioni necessarie per una pace stabile tra Israele e Palestina. E sicuramente le informazioni rivelate dai documenti saranno uno shock per i palestinesi per le strade di Ramallah e di Hebron. E l’indignazione che seguirà, purtroppo, potrà davvero mettere a repentaglio il processo di pace, come pare fosse nelle intenzioni di chi ha pubblicato i documenti.
La critica di Danin qui compie un salto rilevante, passando dalla considerazione delle conseguenze dei Palestine Papers all’attacco diretto ad Al Jazeera, accusata di aver pubblicato quei documenti in modo deliberatamente lacunoso. È un’accusa non provata e comunque secondaria rispetto alla cosa più rilevante: la discussione – già affrontata più volte a proposito di Wikileaks – sull’opportunità di pubblicare i verbali di una trattativa così delicata e peraltro mai conclusa. Quando si fa una trattativa, spiega Danin, si attraversano varie fasi, si discute di tutto, si mettono molte cose sul tavolo ma “non si è d’accordo su nulla finché non si è d’accordo su tutto”.
Che questo sia stato o meno l’obiettivo di Al Jazeera, è un fatto che l’indignazione che seguirà alla pubblicazione dei Palestine Papers indebolirà il fronte palestinese moderato e rafforzerà la convinzione e i consensi di Hamas, che ha sempre considerato inutili le trattative con Israele e rifiutato qualsiasi proposta che comporti la stessa esistenza dello stato ebraico. Secondo Danin, però, l’Autorità Palestinese non deve cadere nella provocazione. E invece di rispondere in modo difensivo, accentuando i toni nazionalisti e tornando su posizioni estremamente rigide, dovrebbe farsi carico ufficialmente di questa apertura e riprendere le trattative con Israele. Per quanto possa essere impopolare o rischioso, dovrebbe prendersi le responsabilità delle concessioni offerte e semmai incalzare e accusare il governo israeliano per averle frettolosamente e colpevolmente rigettate.
– Che cosa c’è nei Palestine Papers
– Come sarà la pace tra Israele e Palestina
– Guida al trattato di pace tra Israele e Palestina