Cosa succede in Egitto
In migliaia hanno protestato contro il governo e Hosni Mubarak, si parla di tre morti tra polizia e manifestanti
Ieri diverse migliaia di egiziani hanno manifestato al Cairo contro il governo e le forze di polizia e si contano almeno tre morti, un poliziotto e due civili. La protesta è nata pacificamente e, grazie alla scelta iniziale delle forze dell’ordine di non ostacolare i cortei, ha raggiunto l’area di piazza Tahrir dove si trovano alcuni uffici governativi e il palazzo del parlamento. I manifestanti hanno urlato slogan contro il presidente Hosni Mubarak, che controlla il paese dal 1981, chiedendone le dimissioni.
A partire dal tardo pomeriggio di ieri, però, la polizia ha iniziato a contenere la rivolta lanciando lacrimogeni e cercando di disperdere i manifestanti. Alcuni sono stati colpiti e malmenati e, secondo la televisione di stato, un poliziotto sarebbe rimasto ucciso negli scontri. Verso sera piazza Tahrir era sgombra, spiega la BBC, mentre arrivavano notizie di altre manifestazioni tenute in altre zone dell’Egitto.
Le proteste contro il governo hanno interessato anche la città orientale di Ismailiya e ci sono notizie di migliaia di manifestanti che avrebbero sfilato nell’area portuale di Alessandria, scandendo frasi come: «Rivoluzione, rivoluzione, come un vulcano, contro Mubarak il codardo». Nell’area di Suez le manifestazioni sono state represse con maggior forza dalle autorità e si parla di un paio di morti tra i manifestanti.
Il governo egiziano ha rivendicato la propria scelta di consentire ai manifestanti di esprimere liberamente le loro opinioni e di organizzare cortei, ma ha duramente condannato gli episodi di violenza come il lancio di pietre verso gli agenti di polizia e la distruzione delle proprietà pubbliche. Secondo le autorità del paese, le manifestazioni sarebbero state spinte dai Fratelli Musulmani, il movimento che si richiama ai valori islamici più tradizionali e conservatori. La protesta interessa certamente i Fratelli Musulmani ma in queste ore pare coinvolgere una porzione più eterogenea della società, che si è organizzata anche sul Web attraverso una pagina su Facebook che ha raccolto in poco tempo più di ventimila adesioni.
La rivolta di queste ore e le modalità in cui è nata ricorda quella che ha portato alla fine del regime di Ben Ali in Tunisia. Esperti e osservatori ricordano, però, che in Egitto i livelli di scolarizzazione è di penetrazione di Internet sono più bassi rispetto a quelli tunisini e questo potrebbe condizionare le sorti dell’organizzazione della rivolta, mentre invece è più alta l’influenza di gruppi come appunto i Fratelli Musulmani. Come è accaduto in Tunisia, gli egiziani protestano per gli alti livelli di corruzione nel paese e contestano la leadership di Mubarak, accusato di aver fatto molto poco per rilanciare le sorti economiche e politiche del paese negli ultimi anni. Il livello di frustrazione è molto alto, ma la mancanza di una alternativa politica rischia di far spegnere la rivolta o di raccogliere meno consensi del previsto.