I giornalisti del Corriere non vogliono il referendum su De Bortoli
Votare sarebbe "certificare la sparizione del sindacato", dicono: e intanto l'assemblea di redazione continua
L’assemblea dei giornalisti del Corriere della Sera si è riunita ieri pomeriggio per discutere la proposta di riorganizzazione presentata dal direttore e soprattutto decidere quando tenere il referendum chiesto dallo stesso De Bortoli, che vuole avere conferma della fiducia dei giornalisti sulla sua mediazione con l’azienda (che il CdR contesta apertamente), sul suo operato e sul nuovo piano editoriale.
L’assemblea ieri è stata sospesa dopo pochi minuti a causa di alcuni problemi tecnici col collegamento tra Roma e Milano. È ricominciata da pochi minuti e il suo esito è molto incerto. Il Comitato di redazione – l’organo sindacale eletto dai giornalisti in loro rappresentanza – si è presentato in assemblea con un documento che respinge la proposta stessa del referendum su De Bortoli, interpretando il malessere della redazione con l’idea di contarsi e dividersi. Stando a quanto ha riferito ieri in serata l’ANSA, il CdR scrive che “accettare una simile richiesta significherebbe certificare la sparizione del sindacato in quanto istituto d’intermediazione e garanzia”. Nel merito, poi, i rappresentanti dei giornalisti aggiungono che “la fiducia al Direttore non può e non deve essere associata ad una trattativa sindacale”, che loro comunque non l’hanno “mai considerata in discussione” e che “il piano editoriale è di pertinenza e responsabilità esclusive della Direzione e mai ha richiesto un voto della redazione”.
Le maggiori frizioni tra i giornalisti e la direzione non si registrano sul piano editoriale bensì sulla riorganizzazione interna proposta da De Bortoli: qualche mese fa queste frizioni portarono l’assemblea di redazione a indire uno sciopero di due giorni. La redazione lamentava di un attacco “mosso contro le tutele e le regole che garantiscono la libertà del loro lavoro e, di conseguenza, l’indipendenza dell’informazione che il giornale fornisce”. Il direttore aveva risposto lamentando invece l’eccessiva chiusura corporativa dei giornalisti, che secondo lui si pongono con diffidenza e scetticismo nei confronti di internet e delle nuove tecnologie, al punto da pretendere “una speciale remunerazione” per chi lavora a Corriere.it, e hanno “eretto un muro” nei confronti dei giovani colleghi, sempre meno e sempre precarizzati. I temi, anche oggi, saranno quelli del documento inviato da De Bortoli ai giornalisti la settimana scorsa: le assunzioni dei giovani col trattamento previsto dal contratto nazionale, la necessità del consenso dei giornalisti per gli spostamenti interni da un servizio all’altro, il trattamento dei giornalisti che si occupano dei contenuti multimediali.