Il mondo si fida un po’ di più
I dati del Trust Barometer, che analizza cosa vogliamo e cosa pensiamo dei governi e delle aziende
Oggi a Davos, in Svizzera, inizia l’incontro organizzato annualmente dal World Economic Forum di Ginevra per discutere di economia e finanza con i principali leader politici e i manager delle grandi aziende del mondo. Il meeting è anche l’occasione per tirare le somme sull’anno da poco finito, immaginare i prossimi scenari dell’economia mondiale e confrontarsi con le richieste e le esigenze dei paesi maggiormente industrializzati e di quelli in via di sviluppo.
Come è ormai tradizione da qualche anno, spiega l’Economist, l’inizio dell’incontro di Davos coincide con la diffusione del rapporto sul livello di fiducia nelle istituzioni e nelle aziende realizzato ogni anno dalla società specializzata in pubbliche relazioni Edelman. Il Trust Barometer di quest’anno indica che il livello di fiducia si è sostanzialmente stabilizzato, dopo alcuni anni in sensibile riduzione a causa degli effetti della crisi economica e finanziaria.
Secondo il 56% del campione statistico consultato da Edelman, le aziende si stanno comportando come dovrebbero, un dato in aumento di due punti rispetto allo scorso anno. Anche la fiducia nei governi è aumentata sensibilmente passando dal 47% della precedente rilevazione al 52%. La fiducia riposta nei mezzi di comunicazione è invece più bassa intorno al 49%, ma comunque in crescita rispetto al 45% dell’anno scorso. Le organizzazioni non governative sono quelle che ispirano più fiducia, almeno nel 61% del campione rispetto al 57% del 2010.
Le cose sembrano andar meglio su scala globale, ma per alcuni paesi i dati sono meno incoraggianti. Negli Stati Uniti, per esempio, la fiducia nel governo è scesa dal 46% al 40%. E non va certo meglio alle aziende, dove si è passati dal 54% al 46%. Anche in Gran Bretagna è diminuita la fiducia nelle società, ma resta invece abbastanza alta quella nel governo, che del resto è in carica da pochi mesi e non ha quindi ancora avuto tempo di deludere o incoraggiare i cittadini britannici.
Buona parte dei governi dei grandi paesi compresi nell’analisi di Edelman hanno fatto registrare un aumento della fiducia, Italia compresa, dove la fiducia è passata dal 36% al 45%, cosa che può essere sicuramente spiegata con la speranza degli italiani che il loro primo ministro, Silvio Berlusconi, sia troppo occupato a far festini per avere il tempo di complicare le cose nel loro paese.
In Giappone il livello di fiducia nel governo è passato dal 42% al 51%, in Brasile dal 39% all’85% probabilmente grazie alle elezioni, in Cina dal 74% all’88%, ma qui il dato potrebbe essere condizionato da una certa sudditanza psicologica degli intervistati verso il regime. Anche i livelli di fiducia nelle imprese sono alti: dal 62% all’81% in Brasile, dal 67% al 70% in India, e in Germania e in Francia si sono attestati rispettivamente sul 52% e il 48%.
È anche aumentata la fiducia nei confronti degli amministratori delegati, che nel periodo della crisi economica non se la cavavano benissimo, poiché erano identificati da molti come la principale causa dei problemi finanziari che hanno poi portato alla crisi. Il 50% del campione ritiene che i CEO dicano la verità, una cifra ancora bassa, ma certamente superiore al 31% dello scorso anno. Le aziende che ispirano più fiducia sono quelle del ramo tecnologico, mentre banche e industrie automobilistiche faticano a recuperare terreno.