La diplomazia americana su Twitter
Il portavoce P.J. Crowley è il principale sostenitore di questa nuova linea di comunicazione
Mentre sta ancora cercando di contenere i danni causati da Wikileaks, il Dipartimento di Stato americano ha iniziato ad affidarsi con più decisione alla rete per rafforzare la sua influenza diplomatica all’estero. Il portavoce P.J. Crowley è il principale sostenitore di questa nuova linea di comunicazione, che privilegia i social network sui tradizionali organi di stampa usati per diffondere le notizie.
Negli ultimi mesi, alcune delle dichiarazioni più forti e tempestive su quello che stava succedendo ad Haiti e in Tunisia sono passata proprio dal suo account Twitter. «Siamo molto sorpresi dal momento scelto da Duvalier per far visita ad Haiti», scrisse qualche settimana fa a proposito dell’improvviso rientro nel paese dell’ex dittatore in esilio: «aggiunge molta imprevedibilità in un momento già abbastanza incerto del percorso elettorale». E a proposito delle proteste in Tunisia, «il popolo tunisino ha parlato, il governo ad interim deve garantire una transizione genuina verso la democrazia. Gli Stati Uniti daranno il loro aiuto».
Il suo account Twitter è seguito ormai da quasi diecimila contatti. A seguirlo sono soprattutto ministri, diplomatici, giornalisti, analisti politici e tutte quelle che persone che a vario titolo si occupano degli affari esteri degli Stati Uniti. Qualche mese fa, anche la Library of Congress – la biblioteca più grande del mondo e l’istituzione culturale più antica degli Stati Uniti – aveva deciso di iniziare a considerare Twitter una fonte storica al pari delle altre e comunicato che da allora in poi tutti i tweet sarebbero finiti nella memoria digitale dei suoi archivi.