La rabbia del Libano
I sostenitori di Hariri protestano contro la nomina del nuovo primo ministro sostenuto da Hezbollah
Da alcune ore in Libano sono in corso violente proteste contro la nomina del nuovo primo ministro, Najib Mikati. Il magnate delle telecomunicazioni, sostenuto da Hezbollah, ha ricevuto l’incarico ufficiale per formare un nuovo governo dal presidente Michale Suleiman.
I sostenitori del premier uscente, Saad al-Hariri, avevano indetto per oggi una «giornata di rabbia» dopo la notizia che Hezbollah e i suoi alleati avevano ottenuto l’appoggio del parlamento per il loro candidato. Due settimane fa Hezbollah aveva ritirato i suoi ministri dal governo per protestare contro la probabile incriminazione di fronte al Tribunale speciale dell’ONU per il Libano di alcuni suoi membri accusati di essere tra i mandanti e gli esecutori dell’omicidio dell’ex primo ministro Rafiq Hariri, padre di Saad, avvenuto nel 2005.
«Il sangue sunnita sta ribollendo», gridavano oggi alcuni manifestanti per le strade di Beirut e di Tripoli, bruciando le foto di Mikati e sventolando le bandiere blu del Movimento per il Futuro di Hariri, che ha già annunciato che non farà parte di un governo dominato dal gruppo militante sciita. Il sistema politico libanese prevede che il primo ministro sia un sunnita, e i sostenitori di Hariri hanno già detto che chiunque accetti un mandato da Hezbollah verrà considerato un traditore.
Il bilancio degli scontri di oggi tra manifestanti e polizia è per il momento di venti feriti. Scuole, negozi e università sono rimasti chiusi a Beirut e a Tripoli i manifestanti hanno incendiato tre uffici del ministero dell’Economia. Anche le macchine di due troupe di Al-Jazeera sono state attaccate dalla folla, fino all’intervento della polizia. «Capisco la vostra rabbia» ha detto Hariri in un appello ai suoi sostenitori «ma non lasciate che degeneri in teppismo e violenza, la democrazia è il nostro unico mezzo».
Mikati ha fatto sapere che ha intenzione di formare un governo di unità nazionale e che lavorerà «con tutte le parti politiche per proteggere l’unità e la sovranità del Libano». Era già stato presidente ad interim durante la crisi del 2005 seguita all’omicidio del premier Rafiq al-Hariri ed è stato ministro dei Trasporti con tre diversi governi. «La mia nomina non rappresenta una vittoria di una fazione rispetto a un’altra, ma quella della riconciliazione a spese delle divergenze», ha detto Mikati subito dopo la pubblicazione del decreto presidenziale di nomina. «Nulla giustifica che una parte politica rifiuti di partecipare», ha aggiunto riferendosi alla decisione di Hariri di non entrare a far parte del nuovo governo.