In Sudafrica vince la lingua dei bianchi
Le lingue tradizionali sono tutelate dalla costituzione, ma non le parla più nessuno e stanno scomparendo
La costituzione approvata nel 1996 in Sudafrica stabilisce che ben 11 lingue parlate nel paese debbano essere trattate come ufficiali e alla pari, senza discriminazioni, ma nella realtà dei fatti negli ultimi anni l’importanza dell’inglese sta diventando prevalente. Secondo l’Economist, la progressiva affermazione della lingua ereditata dal periodo del colonialismo starebbe mettendo in serio pericolo le altre lingue parlate in Sudafrica, nonostante le ripetute promesse delle autorità di tutelarle con progetti e iniziative culturali.
Nel periodo dell’apartheid c’erano solamente due lingue ufficiali in Sudafrica, corrispondenti alle due comunità di origine europea presenti nel paese: l’inglese e l’afrikaans, una variante dell’olandese con prestiti linguistici dal francese, dal tedesco, dalle lingue khoisan parlate da alcuni gruppi etnici africani e dal portoghese. Le lingue parlate prima della colonizzazione venivano utilizzate nelle aree urbane e nei villaggi popolati dai sudafricani di colore. Tuttavia, l’inglese veniva spesso preferito anche in queste zone perché l’afrikaans era considerato come la lingua degli oppressori locali, mentre l’inglese conservava un’aura di prestigio internazionale.
Oggi, a 16 anni di distanza dalla fine dell’apartheid, l’inglese regna sovrano. Non è solo la lingua degli affari, della finanzia, della scienza e del Web, ma anche del governo, dell’educazione, delle emittenti televisive, della stampa, della pubblicità, dei segnali stradali, dei prodotti per i consumatori e dell’industria musicale. Per queste cose l’afrikaans viene ancora usato occasionalmente, specialmente nella provincia del Capo Occidentale, ma mai un’altra lingua africana. Il presidente del paese Jacob Zuma, che è di madrelingua zulu, tiene tutti i suoi discorsi in inglese. I dibattiti parlamentari sono in inglese. Anche le istruzioni sui medicinali sono scritte in inglese o in afrikaans.
I sudafricani hanno a che fare con l’inglese ogni giorno, eppure in molti non lo parlano bene e hanno difficoltà a comunicare. A scuola gli insegnanti faticano a insegnare una lingua che non è la loro, specialmente nei villaggi meno sviluppati. Per aiutare gli studenti che non sono di madrelingua inglese, il governo ha deciso che dalla prima alla terza elementare agli alunni siano insegnate le diverse materie nella loro lingua madre. Il piano viene adottato solo in parte, però, perché nelle aree rurali non ci sono risorse sufficienti per avere insegnanti in grado di insegnare nella lingua di tutti gli studenti.
Secondo alcuni osservatori, una soluzione potrebbe essere quella di ridurre drasticamente il numero di lingue parlate portandole a tre: inglese, afrikaans e zulu, la madrelingua di circa un quarto di tutti i sudafricani. Ma la cosa farebbe arrabbiare quelli che parlano ndebele, venda, swazi, tsonga, tswana, sotto, pedi e xhosa. Per ottenere un diploma è sufficiente conoscere due lingue e così molti inglesi madrelingua scelgono l’afrikaans che, dicono, è più facile da imparare rispetto alle lingue tradizionali africane. Il numero di sudafricani che imparano le lingue che esistevano prima del colonialismo continua così a diminuire e molte università hanno iniziato a ridimensionare i loro dipartimenti di linguistica.
Gli sforzi del governo non stanno portando ai risultati sperati. Le nuove generazioni parlano in inglese e si confrontano con una realtà in cui le lingue tradizionali servono sempre meno, specialmente se a scuola studiano anche l’afrikaans. L’inglese si sta affermando sempre di più nonostante sia la madrelingua dell’8% della popolazione rispetto al quasi 25% che parla zulù e al 13% circa che parla afrikaans.