Le telefonate tra Berlusconi e Ruby
I giornali iniziano a occuparsi delle intercettazioni che coinvolgono i parlamentari
Per quanto l’attuale vicenda giudiziaria che coinvolge Silvio Berlusconi sia certamente la più incisiva e potenzialmente pericolosa tra le molte che lo hanno coinvolto negli ultimi vent’anni, a questa storia manca ancora un tassello che ci eravamo abituati a trovare in molti simili episodi: l’intercettazione telefonica. Sia ben chiaro: le 389 pagine depositate dalla procura sono piene di trascrizioni di intercettazioni. Parliamo però delle intercettazioni che riguardano Berlusconi in prima persona: le persone che chiama, le cose che dice.
Questo tema si va affacciando sulle cronache dei giornali e oggi se ne parla su Repubblica, sul Giornale e su Libero. Su Repubblica è Piero Colaprico a dire, en passant, che “esistono 67 contatti telefonici tra Silvio Berlusconi e Ruby-Karima” anche se “non sono pubblicabili”. Le intercettazioni che riguardano Berlusconi non sono utilizzabili perché Berlusconi è un parlamentare e l’utilizzo delle conversazioni dei parlamentari deve essere autorizzato dalla Camera di appartenenza. La procura di Milano si è imbattuta nella voce di Berlusconi intercettando altre persone indagate – Ruby ma verosimilmente anche Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti – e ha deciso di non depositare le trascrizioni insieme al resto delle prove: sono convinti che basti quello che hanno presentato e non vogliono allungare i tempi, quindi fanno come se non ci fossero.
Questo faldone, scrive Gianluigi Nuzzi su Libero, è custodito “negli armadi blindati del quinto piano” della procura di MIlano. Nuzzi scrive che non ci sono soltanto le intercettazioni riguardo Berlusconi ma anche quelle “tra le ragazze di via Olgettina e parlamentari coperti dall’immunità”. In tutto sarebbero “un migliaio di pagine di documenti che toccano alcuni esponenti del centrodestra”. Il fatto che la procura non li abbia depositati rende incerta la loro destinazione. Innanzitutto perché possono essere trafugati e pubblicati, e le procure italiane hanno una notoria e sgradevole propensione a fare uscire dai propri archivi ogni genere di documentazione. E poi perché, come spiega lo stesso Nuzzi su Libero, non è chiaro cosa succederà a questo materiale alla fine delle indagini.
Ma che fine faranno, verranno depositate a conclusione delle indagini o finiranno in un procedimento stralcio? Con il giudizio immediato il pm è infatti obbligato a depositare tutte le prove a carico dell’imputato ma potrebbe verificarsi quanto già visto con Mani pulite: dal fascicolo principale via via vengono stralciati e mandati a processo i vari tronconi giunti a maturazione. Ecco, sul futuro di questo materiale detonante manca quindi una risposta univoca. Per un solo motivo: ancora non si è deciso. Anche perché tra Roma e Milano si gioca una partita sulla competenza.
Sul tema, come abbiamo detto, oggi scrive anche il Giornale, secondo cui “Berlusconi teme le intercettazioni a rate” e cita le “oltre mille pagine di intercettazioni ancora secretate” temendo che “la cassaforte della procura di Milano” si riveli “degna della Banda Bassotti”. Mettono le mani avanti, insomma: questa dei nastri su Berlusconi è una storia di cui probabilmente sentiremo parlare ancora.