La guerra alle foglie di coca
La Bolivia vuole tutelare una tradizione millenaria, ma gli Stati Uniti si oppongono
La guerra alla droga in America Latina ha da sempre molti aspetti contraddittori, che rendono difficile capire quale sia la strategia migliore da adottare. Negli ultimi giorni la questione è tornata di nuovo in ballo a proposito della Bolivia e di una legge che dovrebbe mettere al bando definitivamente il consumo di foglie di coca, la pianta da cui si ottiene la cocaina.
Per secoli le popolazioni andine hanno masticato foglie di coca per combattere il freddo, la fame e il mal di montagna. Ma le piantagioni di coca hanno ormai da tempo superato le dimensioni che sarebbero sufficienti per questo tipo di consumo e raggiunto livelli che rendono difficile parlare di una semplice tradizione da preservare. Nel 1961 la Convenzione sugli Stupefacenti delle Nazioni Unite aveva stabilito il divieto della coltivazione e del consumo di foglie di coca e dato ai paesi produttori venticinque anni di tempo per sbarazzarsi della pratica. Ma dopo quasi cinquant’anni – forte di una tradizione millenaria – la coltivazione di coca è tuttora legale in alcune parti di Bolivia e Perù, mentre il consumo di foglie di coca è legale in Bolivia, Perù, Argentina e alcune parti della Colombia.
Dal 2009 in Bolivia la nuova costituzione protegge la pianta di coca come parte del patrimonio culturale del paese: le autorità sequestrano solo le foglie che vengono trasportate senza autorizzazione ufficiale perché si presume che siano destinate alla produzione di cocaina. Per questo il governo di Evo Morales l’anno scorso aveva proposto un emendamento alla legge dell’ONU del 1961, chiedendo che il divieto venga abolito proprio in nome della tutela di questo patrimonio nazionale. La richiesta – che riguarda solo la legalizzazione delle foglie masticabili e non l’esclusione della cocaina dalla lista mondiale degli stupefacenti – verrà affrontata entro il 31 gennaio di quest’anno.
Gli Stati Uniti hanno già fatto sapere che si opporranno, sostenendo che tollerare il consumo delle foglie di coca mette in pericolo gli sforzi nella lotta ai traffici di cocaina. Un solo voto contrario basterà per impedire l’approvazione della modifica. Anche se, secondo l’Economist, nella loro ambasciata a La Paz i diplomatici americani offrono spesso foglie e infusi a base di coca ai loro visitatori e ne consigliano l’uso per combattere l’altitudine. «È chiaro che alcune persone si stanno già rendendo conto che il proibizionismo non ha senso», ha detto all’Economist Henrique Cardoso, ex presidente del Brasile impegnato nella lotta alla depenalizzazione del consumo di marijuana e alla promozione di una nuova politica più aperta sulle droghe. Ma per il momento la linea ufficiale resta quella del sì assoluto al divieto.