Il 17 marzo sarà vacanza
Celebreremo il giorno della proclamazione del Regno d'Italia, ma solo quest'anno per l'anniversario dei 150 anni
Il 17 marzo del 1861 il parlamento italiano proclamò la nascita del Regno d’Italia. In quel giorno Vittorio Emanuele II divenne il primo re d’Italia, anche se la strada per la completa unificazione del paese sarebbe stata ancora lunga e mancava circa un decennio alla presa di Roma. Per festeggiare il centocinquantenario della proclamazione dell’Unità, il prossimo 17 marzo sarà festa nazionale. Lo ha confermato ieri il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, nel corso della presentazione delle cerimonie ufficiali per i 150 anni.
Il giorno di festa dovrebbe interessare non solo le scuole e gli uffici pubblici, ma anche il settore privato. La legge su questo punto non è però molto chiara e potrebbero essere necessarie alcune norme integrative e interpretative da parte del governo, spiega il presidente della provincia di Torino, Antonio Saitta, che aveva lanciato la proposta del giorno di festa. La festività del 17 marzo non si ripeterà i prossimi anni come avviene per altri giorni di sospensione delle attività lavorative come il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno. Si tratta di una festa una tantum decisa appositamente per l’anno in cui celebriamo i 150 anni dell’unità d’Italia.
Oltre alle tante manifestazioni e mostre previste in molte città italiane, con un programma più denso in Piemonte dove partirono le iniziative di unificazione del paese, il 2 giugno la tradizionale parata per la festa della Repubblica sarà dedicata interamente ai 150 anni dell’Unità. Alla sfilata militare parteciperanno numerosi capi di Stato, che sarebbero potuti intervenire anche il 17 marzo, se solo gli organizzatori e il governo si fossero mossi per tempo per invitarli, come ha ammesso candidamente lo stesso Letta: «Era una data troppo vicina per le loro agende».
Molte delle opere promesse per i festeggiamenti sono ancora incomplete e in alto mare, come spiega oggi il Corriere della Sera, ricordando i casi dell’auditorium di Firenze, il palazzo del Cinema di Venezia, la ristrutturazione del Teatro San Carlo di Napoli e del Museo Nazionale di Reggio Calabria. Mancano 100 milioni di euro per gli ultimi finanziamenti e Letta ha confermato di non aver ancora trovato il modo di rimediare i fondi a celebrazioni ormai iniziate.