Un uomo solo
Mattia Feltri stacca gli occhi da Berlusconi per un attimo e guarda quelli che gli stanno intorno
Sulla Stampa di oggi Mattia Feltri fa un riepilogo di atteggiamenti delle persone vicine al PresdelCons e dei simili modi con i quali parlano di lui in sua assenza: e il quadro non è quello di un grande calore umano né di una generosa fedeltà.
È davvero così: a guardarlo dagli amici ci avrebbe dovuto pensare Dio. Il sapore della disfatta è tutto lì, nelle conversazioni miserelle dei compari, nelle valutazioni sguaiate e ginnasiali delle ragazze di cui Silvio Berlusconi credeva d’aver conquistato il cuore con fascino e munificenza. Il peggio sta nella risatina oscena di chi sa di avere realizzato la circonvenzione del vecchio famelico sempre col cuore e il portafogli aperto: il dialogo fra Emilio Fede e Lele Mora varrebbe un ultimo atto da ovazione.
L’agente dei divi – quello che in caftano bianco porgeva i piedi al massaggio dei tronisti e allo scatto del fotografo – si ritrova colmo di debiti e chiede soccorso al direttore del Tg4. E’ il direttore che per primo ostentò l’adulazione, la fascinazione incrollabile, la fedeltà incondizionata per lo stupor mundi. Fede ha la soluzione. Va lui da Berlusconi. Gli parla lui. Glielo dice: Lele non sta bene, è preoccupato, «una mano bisognerebbe dargliela, hai fatto tanto bene a tanta gente, lui poi se lo merita più degli altri…». Lele è felice, gli pare tutto perfetto, dice a Fede di spiegare a Berlusconi che poi lui metterà in vendita due o tre cose e restituirà il prestito… «Tanto poi campa cavallo che l’erba cresce…».
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