Le esecuzioni in Iran
Secondo le organizzazioni umanitarie iraniane, 47 persone sono già state impiccate dall'inizio del 2011
L’Iran avrebbe già impiccato 47 persone dall’inizio del 2011, secondo l’organizzazione umanitaria iraniana ICHRI. La notizia è stata diffusa in concomitanza con l’ennesima smentita sul caso Sakineh, la cui condanna a morte ieri sembrava essere stata definitivamente annullata dalle autorià iraniane.
Nelle ultime settimane dall’Iran sono arrivate notizie confuse e contraddittorie sulla sorte di Sakieh Asthiani, la donna di 43 anni condannata a morte per adulterio e complicità nell’omicidio del marito. L’agenzia Isna ieri aveva dato notizia di una lettera in cui una parlamentare iraniana annunciava alla presidente brasiliana Dilma Rousseff la sospensione anche della condanna all’impiccagione, dopo quella alla lapidazione. Ma la magistratura ha subito smentito. L’anno scorso l’allora presidente Lula aveva chiesto, in nome dei rapporti cordiali tra i due paesi, di rilasciare Sakineh e permetterle di raggiungere il Brasile, dove avrebbe goduto di asilo. Ma il governo di Teheran aveva rifiutato.
Gli attivisti iraniani sostengono che le autorità diffondono deliberatamente notizie tendenziose su Sakineh per distrarre l’attenzione della stampa internazionale dalle altre esecuzioni in corso. Secondo i dati di ICHRI, l’Iran è il paese che esegue il più alto numero di condanne a morte pro capite del mondo, il secondo in assoluto dopo la Cina. Nel 2010 sono state giustiziate 179 persone, nel 2009 erano state 388. «Ci sono molti dubbi sulla correttezza dei processi e perfino sull’identità degli imputati. Ci sono preoccupazioni molto forti sugli abusi commessi dalle autorità giudiziarie», ha detto il direttore di ICHRI Hadi Ghaemi.