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  • Martedì 18 gennaio 2011

Il nuovo governo tunisino è già in crisi

È troppo simile al vecchio esecutivo, tre dei nuovi ministri hanno già dato le dimissioni

17.05 Sono arrivate anche le dimissioni del ministro della Sanità, Mustapha Ben Jaafar. E secondo le ultime indiscrezioni anche il ministro della Cultura, Moufida Tlatli, potrebbe rinunciare tra breve all’incarico.

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A meno di un giorno dalla formazione del nuovo governo tunisino, tre ministri hanno già dato le dimissioni per protesta contro la scelta di riconfermare gran parte del vecchio esecutivo. Il nuovo governo presentato ieri dal primo ministro Mohamed Ghannouchi ha infatti lasciato i ministeri chiave nelle mani del Raggruppamento Costituzionale Democratico, il partito dell’ex presidente Ben Ali, deludendo gran parte delle aspettative di rinnovamento che avevano seguito gli eventi di questi giorni.

«Diamo le dimissioni in seguito alla richiesta del nostro sindacato», ha detto Houssine Dimassi, che era stato appena nominato ministro del Lavoro. Gli altri due ministri che hanno subito abbandonato il loro incarico sono Abdeljelil Bedoui e Anouar Ben Gueddour, tutti provenienti dal mondo sindacale. La decisione dei tre ministri è arrivata in concomitanza con il rientro in Tunisia di Moncef Marzouki, leader dell’opposizione da anni in esilio a Parigi. Marzouki ha detto che ha intenzione di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali e ha definito il governo annunciato ieri una «pagliacciata».

Migliaia di persone sono scese in strada anche oggi a Tunisi per protestare contro la partecipazione del partito di Ben Ali al nuovo governo di unità nazionale. «Possiamo vivere con pane e acqua, ma non con il Raggruppamento Costituzionale Democratico», urlavano. L’esercito ha sparato in aria e usato lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Altre manifestazioni si sono tenute anche a Sfax e a Sidi Bouzid, la città da cui erano partita la rivolta dopo che un giovane venditore ambulante si era dato fuoco per protestare contro il sequestro della sua merce. Il bilancio ufficiale dei morti delle ultime settimane è salito a 78.

Il primo ministro Mohamed Ghannouchi ha assicurato che il nuovo governo garantirà gli interessi della Tunisia e che i vecchi ministri di Esteri, Difesa, Interni e Tesoro sono stati riconfermati «perché il paese ne ha bisogno e perché hanno tutti le mani pulite». L’ex ministro dell’Interno, Rafik Belhai, era stato invece arrestato la settimana scorsa con l’accusa di avere fomentato la repressione brutale della polizia contro la popolazione in rivolta. Ghannouchi ha anche confermato la liberazione di tutti i prigionieri politici e l’apertura di un’inchiesta che chiarisca le responsabilità negli eventi delle ultime settimane. «Tutti i complici del massacro dovranno rispondere delle loro azioni davanti alla giustizia». Il ministero dell’Informazione – il principale strumento di controllo e censura sui media usato da Ben Ali – sarà abolito.

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