Le carte su Berlusconi domani alla Camera
Le 300 pagine sul PresDelCons saranno visionate dalla giunta per le autorizzazioni della Camera
Raccontando di Giuseppe Spinelli, questa mattina, avevamo spiegato che l’uomo descritto come “il tesoriere di Arcore” non ha consentito la perquisizione degli inquirenti nei suoi uffici, perché protetti dall’appartenere alla “segreteria politica” di Silvio Berlusconi”. Per questa ragione i pm sono stati costretti a inviare la richiesta di perquisizione alla giunta per le autorizzazioni della Camera: con quella, anche le trecento pagine che costituiscono la base documentale e probatoria dell’inchiesta, quelle che conterrebbero “le prove evidenti” sulla base delle quali i pm hanno chiesto di processare il premier con il rito immediato, quelle su cui nessun giornalista ancora ha concretamente messo le mani.
Le carte sono arrivate alla Camera venerdì sera, chiuse negli uffici del presidente Fini. L’unica altra persona ad averle, in questo momento, è il deputato del PD Castagnetti, presidente della giunta per le autorizzazioni, che ha detto di averle messe “in un luogo riservato e sicuro”. Da domani i membri della giunta potranno visionarle – ma non fotocopiarle – e resteranno custodite dalla segreteria generale della Camera.
La giunta è composta da ventuno membri. Due sono di Futuro e Libertà (Giuseppe Consolo e Antonino Lo Presti), uno dell’Italia dei Valori (Federico Palomba), due della Lega Nord (Fulvio Follegot, Luca Rodolfo Paolini), due del gruppo misto (Elio Vittorio Belcastro, Bruno Cesario), cinque del Partito Democratico (Pierluigi Castagnetti, Donatella Ferranti, Anna Rossomando, Marilena Samperi, Maurizio Turco), sette del Popolo delle Libertà (Anna Maria Bernini, Enrico Costa, Fabio Gava, Antonio Leone, Maurizio Paniz, Jole Santelli, Francesco Paolo Sisto), due dell’Unione di Centro (Pierluigi Mantini, Domenico Zinzi). Fatti un paio di conti, dieci sono dell’opposizione e undici della maggioranza. La giunta si riunisce mercoledì, ma per discutere di un altro caso: comunque, se il fronte che sostiene il governo resterà compatto, la richiesta dei pm sarà respinta.
Non che questo sia di grande aiuto, per il premier. Se infatti il voto della giunta terrebbe i magistrati lontani dall’ufficio di Spinelli, è vero che questi pensano di avere già abbastanza prove a carico del premier da giustificare la richiesta di rito immediato. Quelle prove sono nelle carte, quelle carte rischiano di finire sui giornali già da martedì. Così Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo, oggi, su Repubblica.
Gli avvocati del presidente, Niccolò Ghedini e Piero Longo, sono consapevoli del baratro che Berlusconi potrebbe avere dinanzi. Ma quel che più li preoccupa oggi non è la futuribile settimana di carcere del premier (a quel punto tutto già sarebbe stato perduto), ma il fantasma di un’incombente rovina della sua immagine. Mancano poche ore al materializzarsi di questo incubo, con l’arrivo domani alla giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, e quindi ai politici di tutti gli schieramenti, delle trecento pagine che raccolgono, per i pubblici ministeri, “le prove evidenti” della colpevolezza di Berlusconi. E’ l’invito a comparire, insieme con la possibilità di giudizio immediato, che diventa pubblico. Per quel che se ne sa, ci sono intere pagine con lunghe conversazioni, appassionati sfoghi che disegnano una scena convergente, sino al millimetro, con quanto, quasi due anni fa, Veronica Lario ha raccontato al Paese, ai più cari amici del marito (a cui s’era rivolta per avere un aiuto). Ricordiamo le parole della moglie separata del premier: “… figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica”.
Intanto, secondo l’ANSA Berlusconi avrebbe deciso di non presentarsi dai magistrati, che lo avevano convocato per un giorno a sua scelta tra il 21, il 22 e il 23 gennaio. I legali del premier solleverebbero un legittimo impedimento allo scopo di guadagnare “il tempo necessario per mettere a punto la strategia processuale”: soprattutto si contesta ai pm il fatto di non avere trasmesso subito il fascicolo al Tribunale dei Ministri, e quindi sostengono che la competenza sui fatti oggetto dell’inchiesta non sia della procura di Milano. I legali del premier comunque hanno precisato che si tratta di “illazioni” e che non hanno ancora preso alcuna decisione.
foto: MAURO SCROBOGNA/LAPRESSE