Come vanno le cose in Tunisia
La situazione in strada è più tranquilla, ma sul futuro politico del paese c'è ancora grande incertezza
A due giorni dalla fuga del presidente Ben Ali, la situazione politica in Tunisia è ancora molto confusa. L’ex ministro dell’Interno, Rafik Belhai, e l’ex capo del corpo di sicurezza di Ben Ali, Ali Seryati, sono stati arrestati oggi con l’accusa di avere fomentato la repressione brutale della polizia contro la popolazione in rivolta. In tutto il paese resta in vigore lo stato d’emergenza, ma le ore di coprifuoco sono state diminuite. Scuole, negozi e uffici pubblici sono ancora chiusi.
Ieri la Corte Costituzionale aveva consegnato i poteri al presidente della Camera Foued Mebazaa, dopo che in un primo momento era stato il primo ministro Mohammed Ghannouchi ad assumersi la presidenza ad interim. Mebazaa sta cercando di creare un governo di unità nazionale che includa anche i leader dell’opposizione. Nel frattempo Rashid al-Ghannouchi, il leader del partito di opposizione islamista “Rinascimento” che era stato bandito dalla costituzione voluta da Ben Ali, ha annunciato che tornerà a breve nel paese per entrare a far parte del nuovo governo di coalizione.
Per le strade la situazione oggi si è calmata, ma la popolazione è ancora sconvolta dalle violenze e dai saccheggi di ieri e in alcuni quartieri ha perfino costruito delle barricate per proteggere le proprie case da eventuali nuovi assalti. Ieri la televisione di stato aveva trasmesso le telefonate di alcuni residenti che lamentavano di essere stati aggrediti e derubati da persone armate di spranghe e coltelli. Uno dei nipoti di Ben Ali, Imed Trabelsi, è stato ucciso con una coltellata. Il presidente della Libia, Muammar Gheddafi, oggi ha condannato le rivolte in Tunisia e detto che Ben Ali è ancora il presidente legittimo del paese. Secondo il corrispondente della BBC, Adam Mynott, il futuro del paese nell’immediato è nelle mani dell’esercito.
– Puntate precedenti: Ben Ali è scappato