Il giorno dopo in Tunisia
La Corte costituzionale ha detto che dev'essere il presidente della Camera a prendere il potere, e non il primo ministro
Dopo una giornata emozionante e storica, in Tunisia la situazione è ancora instabile e in via di definizione. La decisione del presidente Ben Ali di lasciare il paese, infatti, non ha placato le rivolte e le manifestazioni, che ieri in certi luoghi di Tunisi sono diventati assalti e saccheggi: la stazione centrale è stata presa d’assalto e danneggiata, i negozi svuotati della loro merce. In serata la tv di stato ha trasmesso le telefonate di alcuni residenti che lamentavano di essere stati aggrediti e derubati da persone armate di coltelli. Le agenzie di stampa riferiscono inoltre di un incendio scoppiato in una prigione della città di Monastir, che avrebbe ucciso almeno 42 persone. Secondo Al Jazeera altre due prigioni sono vuote: i detenuti sarebbero scappati.
Il presidente ad interim del paese, il primo ministro Mohammed Ghannouchi, è intervenuto in tv dicendo che ha dato ordine all’esercito e alle forze di sicurezza di intervenire immediatamente in caso di violenze e aggressioni. Anche la situazione istituzionale sembra essere tutt’altro che definita, però: stamattina la Corte costituzionale del paese, infatti, ha annunciato che stando a quanto stabilisce la costituzione deve essere il presidente della Camera ad assumere la presidenza ad interim e non il primo ministro. Ieri il primo ministro aveva detto di aver agito “nel rispetto della costituzione”, e per questo si era ipotizzato che il presidente della Camera avesse rifiutato di prendere il potere. Oggi la Corte ha di fatto rimosso il primo ministro e consegnato i poteri al presidente della Camera. Inoltre, la corte ha stabilito che le elezioni devono tenersi al massimo entro sessanta giorni e ha ufficialmente giudicato “deposto” il presidente uscente Ben Ali.
Intanto, dopo ore a rimbalzare da una città all’altra, Ben Ali è arrivato in Arabia Saudita. Dopo uno scalo iniziale a Jedda, Ben Ali sarebbe stato trasferito ad Abha, una piccola città a 500 chilometri di distanza da Jedda. Secondo l’Associated Press, la decisione è stata presa per evitare che la presenza di Ben Ali potesse provocare manifestazioni da parte dei cittadini tunisini residenti in Arabia Saudita.
foto: FETHI BELAID/AFP/Getty Images