Nel frattempo, in Giordania
Le proteste di massa si allargano dal nord Africa al Medioriente: oggi manifestazioni anche ad Amman
Diverse migliaia di persone sono scese per le strade di Amman, la capitale della Giordania, e altre città del paese, per protestare contro la povertà, la disoccupazione e l’ascesa dei prezzi dei beni di prima necessità. I manifestanti, guidati dai sindacati e dai partiti di sinistra, chiedono le dimissioni del governo guidato dal primo ministro Samir Rifai, definito “codardo”.
“La Giordania non è un paese per i ricchi”, “Il pane è una linea da non oltrepassare”, “Fate attenzione alla nostra fame e alla nostra furia”, sono alcuni degli slogan che si leggono sui cartelli dei manifestanti, stando a quanto racconta l’agenzia AFP ripresa da Al Jazeera. Oltre che ad Amman, simili manifestazioni si sono verificate a Maan, Karak, Slat e Irbid, e in molti altri luoghi del paese. “Protestiamo contro le politiche del governo, contro i prezzi molto alti e le tassazioni vessatorie”, ha detto alla Reuters Tawfiq al-Batoush, ex capo della municipalità di Karachi, oggi tra i manifestanti.
Ieri il governo giordano aveva annunciato un piano da 169 milioni di dollari per ridurre i prezzi dei beni di prima necessità, tra cui benzina, zucchero e riso, e per creare nuovi posti di lavoro. I manifestanti sostengono che le misure promesse non sono abbastanza. Il mese scorso l’inflazione ha fatto un balzo del 6,1 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Tra i manifestanti ci sono pure i Fratelli Musulmani e quattordici sindacati. Il debito pubblico della Giordania ha raggiunto i due miliardi di dollari nel 2009, il 9 per cento del PIL.
La Giordania è una monarchia costituzionale. Il potere esecutivo è esercitato dal re e dal suo governo, composto da otto ministri e guidato da un premier nominato dal re. Il re ha potere di veto, che può essere superato dai due terzi di entrambe le camere che compongono il parlamento: i membri del senato sono interamente nominati dal re mentre quelli della camera sono eletti dal popolo. Nel 1989 è entrata in vigore una riforma che ha legalizzato i partiti politici e i movimenti di opposizione.