Fiorello e la “sindrome da vigliacchetti”
"Bisognerebbe andare da quelli che guardano Maria De Filippi e svegliarli, facendo però davvero qualcosa di nuovo"
Oggi su Repubblica c’è un estratto di un testo scritto da Fiorello, la cui versione integrale è intitolata “Il futuro della tv? Forse è su YouTube” e sarà pubblicata integralmente nel numero della rivista “Vita e Pensiero” in libreria dal 19 gennaio. Nell’estratto utilizzato da Repubblica, Fiorello elenca e spiega quelle che secondo lui sono le ragioni della pigrizia della tv italiana.
Ogni volta che si propone di realizzare un nuovo programma, si replica che non si può fare perché c´è crisi. Ma esistono almeno altri due problemi fondamentali, secondo me. Innanzitutto, come chiunque può notare, da un sacco di anni troviamo gli stessi programmi: vanno bene e hanno grandissimo successo. Ogni volta che un programma si consolida e ottiene ascolti, i produttori lo vogliono tenere finché funziona. Non c´è verso di schiodarli. Per questo immagino che assisteremo a 24 edizioni di “Ballando con le stelle”. E dopo che “Grande fratello” alla prima edizione ha fatto il 28% di share, Canale 5 giustamente ha deciso: «Ma perché se abbiamo questo dobbiamo inventare qualcosa di nuovo?». Il secondo problema, a mio avviso, è una sorta di “sindrome da vigliacchetti” che attanaglia persone come me, e altri grandi e storici personaggi della televisione. Bisogna riconoscerlo chiaramente: abbiamo avuto successo con un programma e abbiamo paura di farne un altro che potrebbe andare male. So che è sbagliato, perché ci si dovrebbe mettere sempre in gioco; tuttavia, temo che anche se lo si volesse fare, sarebbe dura.
Per esempio, quest´anno io già ero d´accordo con la Rai per alcuni progetti. Poi è successo un piccolo disguido, sulla stampa ho letto qualche indiscrezione che mi ha fatto venire dei dubbi. Per ottenere un programma come piace a me, purtroppo, ci vogliono tanti soldi. Solo le prove costano molto: se usi i ballerini devi pagargliele per tutti i giorni; e poi, insomma, mangiano anche. Se vuoi gli ospiti, anche loro chiedono rimborsi e gettoni. Non parliamo del megaospite americano. È quindi un po´ difficile far pagare a un´azienda tipo la Rai un varietà come “Stasera pago io”, che costava un botto. Anche se va considerato il fatto che durava tre ore: in un colpo solo si prendeva prima, seconda e terza serata… Una volta ho rischiato di fare “Unomattina” (…).