Cosa succede adesso al referendum sul legittimo impedimento?
La Corte di Cassazione deciderà se confermare o annullare la consultazione promossa dall'Italia dei Valori
Mercoledì scorso la Corte Costituzionale aveva dichiarato ammissibile la richiesta di sottoporre a referendum l’abrogazione della legge sul legittimo impedimento, promossa dall’Italia dei Valori che a questo scopo aveva raccolto le firme di 500.000 elettori. Il giorno dopo, cioè ieri, la stessa Corte Costituzionale è intervenuta pesantemente sullo stesso testo di legge: abrogandone alcune parti e dando precise e incisive interpretazioni di altre parti. E quindi in molti si sono chiesti cosa succede al referendum: si tiene lo stesso, anche se il testo di legge sulla base del quale erano state raccolte le firme dei cittadini è diverso da quello attuale? Oppure la prima decisione della Corte Costituzionale annulla la seconda?
Per prima cosa bisognerà aspettare che la Corte depositi le motivazioni della sentenza. Poi la palla passerà all’ufficio referendum della Corte di Cassazione, che esaminate le motivazioni dovrà valutare se è possibile riadattare il quesito alla nuova formulazione della legge oppure se questo è venuto meno di attualità. Oggi Repubblica parla di non meglio specificati “addetti ai lavori” secondo i quali quest’ultima ipotesi sarebbe ritenuta “residuale”, perché “il referendum punta a cancellare l’intera legge sul legittimo impedimento”, comprese le parti tenute in piedi o interpretate ieri dalla Corte Costituzionale.
La composizione dell’ufficio referendum della Corte di Cassazione è automatica: comprende i tre presidenti di sezione più anziani e altri tre componenti più anziani per ciascuna delle sei sezioni civili e sette penali della Corte. I componenti dell’organo sono quindi cinquantadue. Se la Corte dovesse decidere per tenere comunque il referendum, questo dovrebbe svolgersi entro il prossimo mese di maggio. Se invece la Corte dovesse decidere per non far celebrare il referendum, il comitato promotore potrebbe sollevare un conflitto davanti alla Corte Costituzionale, che quindi dovrebbe prendere l’ultima e definitiva decisione.
foto: Marco Merlini / LaPresse