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  • Mercoledì 12 gennaio 2011

Da dove arriva la lista dei conti in Svizzera

La "lista Falciani" prende Hervé Falciani, l'uomo che ha consegnato i dati alla Francia

di Francesco Costa

(VALERY HACHE/AFP/Getty Images)
(VALERY HACHE/AFP/Getty Images)

I giornali di oggi dedicano molto spazio a una lista di nomi contenuti nella cosiddetta “lista Falciani”, un elenco di persone e società titolari di conti correnti in Svizzera, molte delle quali sono sotto inchiesta a Roma per omessa o incompleta dichiarazione fiscale. Per ragioni perfettamente comprensibili, le attenzioni dei giornalisti e dei lettori si concentrano sull’elenco dei nomi, e quindi fanno l’elenco dei personaggi pubblici presenti nella lista. Che è un passatempo che ha un suo fascino pruriginoso ma non rende giustizia alla storia cinematografica di questa lista, che si chiama “lista Falciani” perché Hervé Falciani è il nome della persona che l’ha prodotta.

Hervé Falciani
È nato a Montecarlo nel 1972. Ha doppia nazionalità, francese e italiana, ed è un esperto di informatica. Dal 1994 al 2001 lavora nel reparto sicurezza del casinò di Montecarlo. Nel 2002 è stato assunto della filiale svizzera di HSBC, uno dei più grandi gruppi bancari al mondo, con sede a Londra. Federico Fubini ha scritto sul Corriere della Sera che Falciani “svolgeva un’attività fra le poche in crescita in questi anni di crisi: setacciava milioni di dati riservati sulla clientela, in cerca di informazioni commercialmente utili”. Sul suo computer, in sostanza, finiscono i dati personali di 100.000 clienti della banca svizzera. Falciani dice che il suo compito era “sperimentare nuovi sistemi informatici” e che per questo “facevo il back-up dei modelli sul portatile aziendale”. Qui le versioni divergono: da una parte il racconto che Falciani fa di quello che è successo, dall’altra quello di una donna che si chiama Georgina Mikhael.

Georgina Mikhael
Ha 35 anni e ha doppia nazionalità, francese e libanese. Lavorava anche lei nella filiale svizzera di HSBC, era una collega di Falciani. Secondo molti giornalisti era la sua amante, Falciani non ha mai commentato la loro relazione. Fatto sta che Georgina Mikhael è diventata negli anni la sua più grande accusatrice, dopo essere stato quantomeno sua collega e sodale. In un’intervista rilasciata qualche mese fa a Le Monde, la donna ha accusato Falciani di averla “manipolata”: sostiene che i due abbiano trafugato i dati riservati dai server della banca con lo scopo di scappare, venderli e passare il resto della loro vita campando di rendita. “La nostra intenzione è sempre stata vendere i dati e fare dei soldi, nonostante lui ora si presenti come un cavaliere bianco”.

La versione di Falciani
Come abbiamo detto, Falciani sostiene invece che i dati sono finiti sul suo pc mentre “faceva il back-up”. Lavorando a questa operazione, l’informatico sostiene di avere “scoperto per caso che il sistema era vulnerabile”. Dice di averne parlato con i dirigenti della banca, poi con un non meglio precisato “organismo di controllo con sede a Ginevra”. Nessuno avrebbe mostrato interesse: secondo Falciani perché la presenza di un sistema opaco e vulnerabile gioverebbe alle banche. “È sempre stato così perché alla banca conveniva”, ha detto Falciani alla Stampa lo scorso aprile. Per ripulire soldi sporchi “basta un’attività fittizia, un clic. I computer sono le vere armi del 2010. Nella HSBC c’erano server paralleli, uno per i movimenti, l’altro per gli approdi dei capitali. Ripeto: nessuna tracciabilità”. In sua difesa Falciani ricorda di non aver fatto “neanche un giorno di galera”: e ribadisce di non aver mai rubato segreti bancari né tantomeno aver cercato di rivenderli.

A chi viene offerta la lista
Che alla banca sia stata offerta, come dice Falciani, o no, come dice Mikhael, la cosa certa è che la lista non finisce nelle loro mani. L’altra cosa certa è che, prima di finire nelle mani delle polizie europee, la lista finisce in Libano. Ce la portano Falciani e Mikhail, in viaggio insieme. Falciani ha detto di essere “stato avvicinato da due agenti del Mossad”, che temevano “un’intrusione nel sistema” e quindi gli hanno chiesto di “capire se alcuni dipendenti della banca fossero in realtà delle spie”: e si sarebbe recato a Beirut in occasione di questi colloqui. Georgina Mikhail racconta tutta un’altra storia: Falciani avrebbe tentato di rivendere la lista in Libano, offrendola a quattro banche diverse e spacciandosi per l’amministratore di una inesistente società finanziaria con sede a Hong Kong. Il viaggio non va a buon fine, i due tornano in Svizzera. Siamo alla fine del 2007.

I servizi segreti
A questo punto le versioni ricominciano a combaciare. Falciani scrive un’email anonima al BND, il servizio segreto civile tedesco. Offre “la lista completa dei clienti di una delle prime cinque banche private, basata in Svizzera, e l’accesso al suo sistema informatico”. La Germania in passato aveva già usato liste rubate per rintracciare sospetti evasori fiscali, ma non risponde nulla. Siamo alla fine del 2008. HSBC intanto si è accorta della falla: ha dei sospetti su di lui, segnala l’anomalia alle autorità svizzere e mette sotto controllo il telefono di Georgina Mikhail. Falciani contatta la DNEF, cioè la polizia finanziaria francese. Poi scappa: si trasferisce frettolosamente nel sud della Francia, lui e i dati. Siamo alla fine del 2008.

La crisi tra Francia e Svizzera
La Svizzera emana un mandato d’arresto nei confronti di Falciani. La polizia francese lo raggiunge, lo ferma e lo interroga: Falciani decide di collaborare con il giudice di Nizza Eric de Montgolfier. Per questa ragione non viene arrestato, e anzi oggi è protetto dalla Francia con lo status di collaboratore di giustizia. Per questa ragione la richiesta di estradizione presentata dalla Svizzera viene negata, con grande nervosismo delle autorità svizzere nei confronti dei loro omologhi francesi, che intanto annunciano di avere i nomi di tremila cittadini con conti in Svizzera, presi della lista di Falciani. A poco a poco le autorità francesi entrano in possesso di tutti i dati. Pian piano le autorità francesi stanno consegnando ai vari paesi europei le documentazioni relative ai loro connazionali, e da qui la lista dei cittadini italiani consegnata alla procura di Torino e finita oggi sui giornali.

Cosa succederà
La procura di Torino indaga su tre ipotesi di reato: evasione fiscale, false comunicazioni e riciclaggio. C’è un fatto, però, che limita moltissimo la portata delle indagini: la grandissima parte dei personaggi coinvolti ha fatto ricorso allo scudo fiscale, facendo rientrare legalmente i suoi capitali in Italia. Questo in molti casi fa decadere le prime due ipotesi di reato e fa rimanere in piedi soltanto la terza: per questa ragione i magistrati dovranno investigare soprattutto l’origine di quel denaro, tentando di scoprire eventuali origini illecite o poco trasparenti. Sono quasi seimila nomi che fanno riferimento a due anni, il 2005 e il 2006.

foto: VALERY HACHE/AFP/Getty Images