Il punto sulla Tunisia
Il presidente ha sostituito il ministro degli Interni e ordinato la liberazione di tutti i manifestanti arrestati
Il presidente della Tunisia Ben Ali ha rimosso dall’incarico il ministro degli Interni Rafik Belhaj Kacem al termine di una violenta giornata di scontri tra esercito e popolazione nella capitale Tunisi e in molte altre città del paese. Le autorità parlano di ventuno morti, le organizzazioni umanitarie invece sostengono che sarebbero almeno cinquanta.
Le proteste degli ultimi giorni di migliaia di persone contro la disoccupazione e la corruzione del governo sono arrivate da ieri sera anche nella capitale. Le forze armate sono intervenute sparando gas lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere la folla, ma secondo alcuni testimoni avrebbero usato anche armi da fuoco. Tutte le scuole e le università sono state chiuse, e da oggi è stato imposto il coprifuoco in tutta la regione di Tunisi.
A guidare la rivolta popolare sono soprattutto i giovani, che in Tunisia costituiscono circa il 55 per cento della popolazione, e che sono i più colpiti dalla disoccupazione che sta piegando il paese. Lunedì il presidente Ben Ali – durante un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di stato – ha promesso che creerà 300mila nuovi posti di lavoro sperando di riuscire a placare la violenza. Ma la protesta ormai era già esplosa e ha continuato a crescere rapidamente anche grazie al passaparola sui social network.
Per la prima volta vediamo l’occasione di ribellarci, di vendicarci di questa famiglia reale che si è presa tutto, di rovesciare quell’ordine stabilito che ha accompagnato tutta la nostra giovinezza. Una giovinezza educata, che è stanca, e che si appresta ad abbattere tutti i simboli di questa vecchia Tunisia autocratica, attraverso una nuova rivoluzione, la Rivoluzione del Gelsomino, quella vera.
Questa mattina avevano iniziato a girare alcune voci su un possibile colpo di stato militare in corso contro il presidente Ben Ali, che sarebbe addirittura stato sul punto di scappare dal paese verso il Canada. La notizia è stata poi smentita e seguita invece dall’annuncio della sostituzione del ministro degli Interni, della liberazione di tutti i manifestanti arrestati negli ultimi giorni e dalla costituzione di una commissione speciale che indaghi sulla corruzione e sui comportamenti di alcuni funzionari pubblici. Anche se secondo molti osservatori si tratterebbe solo di una mossa strategica del governo, che starebbe cercando di placare la rivolta per poi ripristinare pienamente il suo potere.