La fine di Dahlia TV
Va in liquidazione la piattaforma televisiva che offriva sul digitale terrestre le partite di otto squadre di serie A e tutta la NFL
Dahlia TV è una piattaforma televisiva a pagamento per il digitale terrestre, la cui attività in Italia è cominciata a marzo del 2009. Fondata da Telecom, prima che iniziasse a trasmettere è stata ceduta al gruppo scandinavo AirPlus TV, di proprietà della famiglia Wallenberg. Dahlia TV trasmette soprattutto sport: possiede, tra le altre cose, i diritti per trasmettere tutte le partite di calcio di Cagliari, Catania, Cesena, Chievo, Lecce, Parma, Sampdoria e Udinese. E i diritti della NFL, il campionato di football statunitense. Ieri il consiglio di amministrazione ha deciso di liquidare l’azienda: a meno di nuovi investimenti da parte di soggetti esterni, la storia della piattaforma televisiva si chiude qui. Ne scrive oggi Giuliano Balestreri su Repubblica.
Dahlia è finita. Il tentativo di creare un terzo polo nel panorama della pay tv italiana è naufragato ieri sera con la nomina del commissario liquidatore, il professore romano Mauro Paoloni.
Gli azionisti riuniti in assemblea non hanno potuto fare altro che prendere atto della decisione di Air Plus, il gruppo svedese della famiglia Wallemberg cui fa capo Dahlia e che nella pay tv ha investito, e perso, decine di milioni. Fino a ieri, quando ha deciso di staccare la spina. «È l´epilogo di una vicenda gestita male», commenta amaro Filippo Chiusano, azionista al 7% e numero uno di Made, la società che al canale fornisce giornalisti e contenuti sportivi. E che adesso rischia di essere ridimensionata. Così come rischiano il black out otto squadre di Serie A. Non è servito neanche l´intervento del ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, che però prova a essere ottimista: «È una situazione che riguarda 150 lavoratori che vanno tutelati, come la pluralità della nascente industria digitale». Perché senza Dahlia sulla pay terrestre resterebbe solo Mediaset.
«C´è qualcosa che non torna – continua Chiusano -. In estate il gruppo ha firmato un contratto biennale con la Lega Calcio da 70 milioni di euro, uno da 5 anni per 63 milioni con noi e ha chiesto un prestito da 30 milioni a Unicredit. Cosa sia successo nel frattempo non lo so, di certo non c´è stata una guerra civile e il contesto economico era chiaro da tempo». Anche perché il pareggio non era certo atteso per quest´anno: per coprire i costi dei diritti televisivi sarebbero serviti almeno 350mila abbonati e la società puntava ad arrivare, a regime, a quota un milione. Lo scorso anno, però, le tessere si erano fermate sotto la soglia delle 300mila.