Oggi l’udienza sul Legittimo Impedimento
Dopo l'udienza pubblica di stamattina, giovedì la Corte Costituzionale decide se bocciare o no la legge che protegge Silvio Berlusconi dai processi
Si apre stamattina alle 9,30 l’udienza pubblica della Corte Costituzionale che deve giudicare sul Legittimo Impedimento, la legge promulgata lo scorso 7 aprile che permette all’imputato in un processo di giustificare la propria assenza in aula in alcuni casi, definendo in particolare questa opportunità per i ministri e per il presidente del consiglio. La legge ha carattere temporaneo di 18 mesi in attesa dell’approvazione di una legge costituzionale che protegga le maggiori cariche dello Stato dalla possibilità di venire processate durante il loro mandato, secondo i progetti della maggioranza. Dopo l’udienza di oggi la corte si ritirerà in camera di consiglio per dare una sentenza giovedì (domani è stata fissata un’altra camera di consiglio, per decidere l’ammissibilità di sei diversi referendum, compreso uno proposto dall’IdV sullo stesso Legittimo Impedimento).
Su Repubblica stamattina Liana Milella azzarda dei conti sulla base delle “indiscrezioni” e sostiene che sette giudici sarebbero per bocciare la legge (De Siervo, Cassese, Criscuolo, Gallo, Lattanzi, Silvestri, Tesauro) sulla base della richiesta dei giudici di Milano che ritiene che una legge che istituisce delle prerogative per i ministri non possa essere comunque adottata per via ordinaria e che non sia possibile creare una disuguaglianza tra il cittadino presidente del consiglio e gli altri cittadini. Cinque giudici sarebbero per avallare la legge (Mazzella, Napolitano, Frigo, Quaranta, Saulle, l’unica donna nella corte), e tre sono dati da questa ricostruzione come “incerti” (Finocchiaro, Grossi, Maddalena). Maria Antonietta Calabrò sul Corriere della Sera annulla ogni incertezza e dà un pronostico di otto a sette per i contrari alla legge.
I sette giudici “milanesi” che hanno presentato ricorso sono quelli dei tre processi contro Silvio Berlusconi che sono stati interrotti dall’applicazione della legge: difficilmente quei processi potranno ripartire a breve (cinque dei giudici hanno cambiato ruolo o sede) e quindi una bocciatura della legge non dovrebbe portare conseguenze immediate per il PresdelCons come imputato. Però una nuova bocciatura costituzionale di una legge sulla giustizia introdotta da questo governo varrebbe, per quanto può valere in una politica impermeabile a fallimenti e sconfitte, come una severa sconfitta politica per il PdL.
Un’ipotesi di cui si parla nelle ultime ore è quella di una sentenza “di compromesso” che bocci “parzialmente” la legge con
una sentenza ‘interpretativa’, che cancellerebbe l’automatismo dei rinvii stabiliti dalla legge e restituirebbe al giudice di merito la valutazione sulla reale consistenza degli impegni di governo accampati dall’imputato: se cioè l’impedimento a comparire in udienza sia dovuto a impegni realmente “coessenziali a svolgere la funzione di governo”