L’Europa questa settimana
Una sintesi dalle pagine dell'Economist di ciò che agita presente e futuro di sei paesi europei
La sezione dedicata all’Europa dell’Economist offre anche questa settimana una serie di sintesi di quello che agita alcuni paesi del continente, esposte molto chiaramente ed efficacemente. Riassumiamo un elenco dei temi politici e di attualità trattati.
Francia – Dominique Strauss-Kahn candidato presidente?
Nel 2012 si vota per le presidenziali. Mentre a destra Sarkozy avrà come avversari il suo stesso calo di popolarità e il nuovo partito del suo acerrimo nemico Dominique de Villepin, a sinistra la situazione è più confusa ma anche più promettente che in altri paesi europei, proprio per le difficoltà di Sarkozy. I candidati si faranno avanti entro a giugno e la scelta si farà ad autunno. Ma per l’Economist la scelta migliore e più qualificata sembra essere quella di Dominique Strauss-Kahn, attuale capo del Fondo Monetario Internazionale ed ex ministro delle Finanze, che offrirebbe autorevolezza e professionalità ai francesi stanchi dei modi arrembanti e vivaci di Sarkozy. Ma deve decidersi a candidarsi, prendendosi dei rischi contro le candidature di Martine Aubry e Ségolène Royal, che lo aveva battuto nel 2006. Poi ci sono due giovani, Manuel Valls e Arnaud Montebourg, e forse l’ex leader del Partito Socialista François Hollande.
Irlanda – Il crollo del Fianna Fail
Il partito Fianna Fail è stato al governo in media per tre anni su quattro dal 1932 e di solito ha consensi elettorali che superano il 40%. Ma nelle probabili elezioni di marzo questo potrebbe finire, in seguito alla crisi finanziaria, alla scarsità di fondi per la campagna e al calo di popolarità del primo ministro Brian Cowen, che oggi governa con l’appoggio dei Verdi: il suo consenso nei sondaggi è del 14%. L’alternativa più probabile in vista è quella di un governo di alleanza tra il Labour e il Fine Gael, che però sono in disaccordo sui termini delle proposte del FMI per affrontare la crisi. Il prossimo primo ministro potrebbe essere Eamon Gilmore, leader labourista.
Spagna – L’ETA dichiara la fine della guerra?
Il declino del movimento indipendentista basco nelle passioni e nelle paure dei baschi e degli spagnoli si è accompagnato alla dichiarazione di una tregua delle “azioni armate offensive” quattro mesi fa. Adesso la stampa ipotizza che la tregua possa diventare permanente. Ma la storia dell’ETA è ricca di tregue violate e promesse rimangiate. Nel frattempo Zapatero ha trovato nuovi alleati nel Partito Nazionalista Basco a cui ha fatto offerte più proficue e promettenti per la regione, e col quale l’emarginazione dell’ETA è più facile. A maggio poi si vota, e le difficoltà dell’ETA potrebbero crescere senza una nuova scelta affidabile.
Italia – La fuga dei cervelli
L’Economist riporta il dato per cui 300 mila italiani con lauree qualificate hanno lasciato il paese ottenendo successi di carriere ed economici all’estero. “L’accesso alle professioni dipende dai legami familiari, dalle affiliazioni politiche e dalle raccomandazioni“. In realtà, ci sono paesi europei in cui i laureati all’estero sono più numerosi (Francia, Germania e Gran Bretagna), ma la differenza italiana sta nel fatto che il paese non riceve ricambio dall’estero: non arrivano laureati stranieri a cercare fortuna qui.
Serbia- L’industria delle armi
La Serbia sta tornando a essere un grande esportatore di armi come ai tempi della Iugoslavia. Molte industrie erano andate distrutte nei bombardamenti NATO del 1999, ma si stanno riprendendo. Nel 2010 il valore delle esportazioni è raddoppiato rispetto a due anni prima, raggiungendo i 400 milioni di dollari (escluso un contratto di altri 400 siglato con l’Algeria a novembre). Altri grossi contratti sono già pronti per il 2011, e beneficeranno di una rinnovata collaborazione con le industrie militari di Bosnia, Croazia, Slovenia e Macedonia.
Polonia – Le elezioni di ottobre
Il partito di centro di Donald Tusk sembra il probabile vincitore delle elezioni di autunno, contro i conservatori di Jaroslaw Kaczynski. L’economia cresce, l’attesa per gli Europei di calcio ha rafforzato l’orgoglio nazionale. Ma “dietro a questa facciata splendente l’edificio si sta crepando”: il vantaggio del partito di governo si deve all’impopolarità delle opposizioni. Ma anche i ministri non si sono fatti apprezzare, sottraendosi alle promesse di riforma dell’amministrazione pubblica, delle finanze statali e del mercato del lavoro. E qualcuno pensa che la sovrapposizione tra la campagna elettorale e il semestre di presidenza UE sia troppo rischioso per le velleità di successo in entrambi gli impegni da parte del governo, che quindi potrebbe imporre le elezioni anticipate.