E poi non ne rimase nessuno
L'ex vice primo ministro Lanotte ha rinunciato all'incarico di mediatore per formare un governo a otto mesi dalle elezioni
Il Belgio è senza un governo stabile da sette mesi e la via di uscita per una delle più lunghe crisi politiche nella storia europea recente sembra essere ancora lontana. Dopo le elezioni anticipate di metà giugno 2010, ci sono stati quattro tentativi di formare un nuovo governo, tutti falliti data l’impossibilità di far trovare un accordo agli autonomisti fiamminghi di Bart de Wever, che hanno vinto al nord, e ai socialisti francofoni di Elio Di Rupo, che si sono affermati al sud. Constatata l’impossibilità di arrivare a una mediazione, l’altroieri l’ex vice primo ministro Johan Vande Lanotte ha deciso di rimettere il proprio mandato esplorativo, scelta che potrebbe portare a un ulteriore stallo delle trattative politiche per formare il nuovo governo.
Vande Lanotte aveva ricevuto l’incarico dal re Alberto II nel mese di ottobre per verificare le richieste degli autonomisti e dei socialisti e per trovare una mediazione. Dopo settimane di difficili trattative, l’ex vice primo ministro, già presidente del Partito socialista fiammingo, ha deciso di lasciar perdere motivando la propria scelta con una efficace ed evocativa analogia: «Puoi portare un cavallo verso l’acqua, ma non puoi obbligarlo a bere».
Lunedì prossimo, Alberto II riceverà Vande Lanotte per chiedergli di rinunciare alle dimissioni o confermarle nel caso siano irrevocabili. La monarchia del paese, insieme ad analisti ed esperti di economia, premono da mesi per una soluzione politica efficace della fase di stallo. Il Belgio sta affrontando una difficile crisi anche sul fronte economico, con un sensibile aumento del debito pubblico che richiede un governo stabile per essere amministrato e gestito.
Vande Lanotte aveva proposto un piano per mediare tra le richieste degli autonomisti e dei socialisti. Il progetto prevedeva di dare maggiori poteri alle regioni, riducendo il controllo centrale, cosa che avrebbe portato a più autonomie per le comunità fiamminghe e vallone. I fiamminghi chiedono da tempo la possibilità di avere maggior controllo sui sistemi di tassazione, mentre i valloni hanno chiesto più volte maggiori risorse economiche per la loro regione. La richiesta di apportare ulteriori modifiche al piano di Vande Lanotte ha portato a una nuova fase di stallo, spingendo il mediatore a rassegnare le dimissioni.
Secondo Johan Vande Lanotte, prima o poi le forze politiche del Belgio sceglieranno di abbandonare i loro singoli interessi per ricercare quelli comuni della nazione. L’ottimismo dell’ex vice primo ministro si scontra però con la realtà di un paese senza un governo vero e proprio dalla scorsa estate e immerso in una crisi politica ed economica difficile da superare. Per gli analisti politici, l’unica soluzione efficace potrebbero essere nuove elezioni nella speranza che si possano così creare nuove alleanze e maggioranze più stabili. Il problema è però di sistema e un semplice ritorno alle urne potrebbe rivelarsi insufficiente.
– Puntate precedenti: gli articoli sulle elezioni e la crisi belga