Tre scenari sul legittimo impedimento
Il Sole 24 Ore spiega quali possono essere le decisioni della Corte Costituzionale
Il 12 gennaio la Corte Costituzionale sarà chiamata a esprimersi sulla permanenza o no in vigore del legittimo impedimento, il provvedimento che ha sospeso i processi a carico del premier consentendogli di non presentarsi in aula nel caso di impegni istituzionali importanti. La norma ha carattere temporaneo: dura infatti 18 mesi, il tempo di approvare una legge costituzionale che garantisca l’immunità alle alte cariche dello Stato. Essendo stata approvata nel marzo del 2010, in caso di sentenza favorevole della Corte Costituzionale la norma cesserà di esistere a settembre del 2011. Le cose che possono succedere, sinteticamente, sono tre.
La prima è una bocciatura: il contenuto della norma viene considerato dalla Corte in contraddizione con uno o più articoli della Costituzione, come si legge nell’eccezione di incostituzionalità formulata dai giudici del tribunale di Milano che si occupano del processo sul caso David Mills. Secondo i magistrati milanesi, il legittimo impedimento è in contrasto con il terzo articolo della Costituzione, che prevede l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini e con l’articolo 138 che stabilisce le regole per l’approvazione delle leggi costituzionali. Se la Corte Costituzionale dovesse accogliere i rilievi sollevati dal Tribunale di Milano, Silvio Berlusconi non potrebbe più far ricorso al legittimo impedimento e dovrebbe dunque affrontare subito il processo.
La seconda strada è una promozione: il contenuto della norma viene considerato conforme al dettato costituzionale. Questo perché, come notava qualche mese fa il costituzionalista Michele Ainis, la legge non parla di impedimento assoluto del premier e dei ministri a presentarsi in tribunale, bensì di impedimento legittimo in un determinato momento per concomitanti impegni istituzionali. Questa norma non violerebbe l’articolo 3 della Costituzione perché vari articoli della Costituzione – il 68 e il 90, per esempio – postulano il trattamento differenziato davanti alla giustizia dei parlamentari e dello stesso presidente della Repubblica.
Il terzo scenario è quello che oggi Andrea Maria Candidi sul Sole 24 Ore considera “l’ipotesi più probabile”. La Corte Costituzionale potrebbe presentare una “sentenza interpretativa di rigetto”, che non cancellerebbe il legittimo impedimento ma ne darebbe una nuova lettura, un’interpretazione conforme al dettato costituzionale. Per esempio, scrive Candidi, assegnando “al giudice il potere di decidere, di volta in volta, se quello prospettato dall’imputato costituisca o meno un legittimo impedimento tale da giustificare un rinvio dell’udienza”. La soluzione sarebbe per Berlusconi una mezza sconfitta: il legittimo impedimento resterebbe in piedi, ma il giudice potrebbe considerare i suoi impegni non adeguati a giustificare lo slittamento di un’udienza. A quel punto i legali del premier potrebbero invocare di nuovo un intervento della Corte, per conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato.
Esiste inoltre l’ipotesi che il verdetto possa essere reso noto un giorno dopo la data prevista, cioè il 13 gennaio. Il 12 gennaio, infatti, la Corte dovrà trattare l’ammissibilità dei referendum proposti dall’Italia dei Valori, e uno di questi ha come oggetto proprio il legittimo impedimento. Due giorni fa il Corriere della Sera scriveva dell’ipotesi che la Corte decidesse allora di rendere pubblici i due verdetti contemporaneamente giovedì 13, visto che il verdetto sulla costituzionalità del legittimo impedimento influisce anche sul relativo referendum.
foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images