Vacanze che non finiscono mai
Camera e Senato hanno sospeso i lavori il 23 dicembre e ricominceranno solo il 12 gennaio
Lo scorso primo dicembre, fissato il calendario della discussione e del voto delle mozioni di sfiducia, la conferenza dei capigruppo della Camera dei deputati aveva deciso di sospendere i suoi lavori fino al 13 dicembre. Discusse e votate le mozioni di sfiducia, con gli esiti che conosciamo, la Camera ha lavorato fino al 23 dicembre. Poi è andata in vacanza e non è ancora tornata.
La situazione in Senato è migliore, seppur di poco. Il 6 e il 7 dicembre si è discussa è votata la legge finanziaria, poi lavori sospesi fino al 13 dicembre. Poi discussione e voto delle mozioni di sfiducia e convulsa approvazione finale della riforma dell’università. In vacanza dal 23 dicembre. Convocazione il 30 dicembre, ma per una seduta lampo: comincia alle 11,30 e finisce alle 11,39. Poi di nuovo in vacanza, fino a questo momento.
Sia la Camera che il Senato torneranno a riunirsi il 12 gennaio. Il Senato si riunirà per discutere una relazione della commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro. La Camera si riunirà per discutere la ratifica di una serie di trattati e convenzioni comunitarie. Facendo due conti, dal primo dicembre al 12 gennaio la Camera avrà lavorato nove giorni. Il Senato avrà lavorato undici giorni, se si considera un giorno anche la seduta da nove minuti del 30 dicembre.
È un problema vecchio e noto, quello della scarsa produttività del Parlamento italiano, pur con tutte le attenuanti che spesso non vengono riconosciute a deputati e senatori (oltre al lavoro d’aula c’è quello in commissione e quello nel collegio elettorale, giustamente preteso da chi vuole che i parlamentari siano a-contatto-con-la-gente). Ma è anche un problema peculiare di questa fase politica, con l’attività del governo – eccezion fatta per la legge di bilancio e la riforma universitaria – praticamente bloccata dalla scorsa estate: a giugno la resa dei conti tra berlusconiani e finiani, in estate la nascita di Futuro e Libertà, poi tutto fermo fino al voto di fiducia di fine settembre. Il governo incassa la fiducia e tira avanti un altro po’, ma già nel mese di novembre la situazione precipita e arriviamo al punto di partenza di questo articolo: si sospendono i lavori, si votano la legge di bilancio e la fiducia, se ne riparla a gennaio. Ora siamo a gennaio. Il governo fa di tutto per stare il più lontano possibile dalla Camera, dove di fatto non ha la maggioranza. Nel frattempo tenta di portare avanti un’altra ennesima campagna acquisti. Il Senato allora cincischia, e d’altra parte finché la Camera è off limits c’è poco che possa fare.
La sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento dovrebbe rappresentare un minuscolo punto di svolta: può soffocare le flebili speranze del governo di restare in piedi un altro po’ o dare coraggio ai cinque o sei deputati dell’opposizione che aspettano di capire che ne sarà di Berlusconi prima di decidere se cambiare schieramento o no. I retroscena dei quotidiani in questi giorni sono pieni di nomi di nuovi Calearo, Razzi e Scilipoti, parlamentari eletti con PD, IdV e UdC pronti a passare un gruppo parlamentare nuovo di zecca a sostegno del governo. Anche loro, come le vacanze, non finiscono mai.