I cinque decreti attuativi del federalismo fiscale
Il Messaggero riassume cosa c'è dentro
La settimana scorsa scrivevamo del federalismo fiscale e dei decreti attuativi, che dovranno essere discussi nei prossimi mesi e che di fatto saranno determinanti nel definire l’effetto della riforma sullo Stato e sugli enti locali. Il contenuto dei decreti attuativi verrà stabilito anche sulla base di quanto appurato da una commissione istituita dalla legge, la Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, detta anche COPAFF. Dopo l’uscita dei finiani dalla maggioranza, in questa Commissione il governo si trova in minoranza. Anche per questo i suoi lavori vanno seguiti con molta attenzione. Oggi il Messaggero riassume agilmente cosa c’è in ballo in cinque dei decreti all’ordine del giorno.
Non siamo ancora a metà del cammino ma per completare i decreti attuativi del federalismo fiscale la strada è ancora lunga. Lastricata non solo di complicati problemi tecnico-politici nell’individuare i meccanismi migliori per salvaguardare i principi federalisti, ma zeppa di altolà e minacce “elettorali” legate alla debolezza numerica della maggioranza non solo a Montecitorio ma anche nelle commissioni competenti. Nella “bicameralina”, per esempio, la maggioranza è minoritaria, di qui il nervosismo leghista: Bossi scompagni saranno costretti a contrattare con l’opposizione, e dunque anche con i finiani, i punti più controversi se vorranno far avanzare il tanto agognato federalismo. Un braccio di ferro già si annuncia sul prossimo decreto in discussione, quello municipale, dove il fisco la fa da padrone: contiene la popolarissima decisione di introduzione della “cedolare secca sugli affitti” al 20%, attesa da anni e anni dai proprietari di case; ma contiene anche la revisione delle tasse locali, l’introduzione dell’imposta municipale unica dal 2014 e diverse imposte sulle seconde case.