L’Italia può “boicottare” il Brasile?
La Stampa spiega cosa c'è nell'accordo commerciale che il governo minaccia di congelare
Il ministro della difesa Ignazio La Russa non aveva usato molta diplomazia, minacciando un “boicottaggio” del Brasile a poche ore dalla decisione dell’ex presidente Lula sull’estradizione di Cesare Battisti. Arrivata notizia della decisione, il governo italiano ha minacciato il congelamento del trattato di cooperazione commerciale e industriale sottoscritto qualche mese fa. Oggi sulla Stampa Alessandro Barbera fa il punto su quanto prevede quell’accordo, e quindi quanto costerebbe all’Italia un eventuale “boicottaggio”.
In ballo ci sono almeno dieci miliardi di commesse pubbliche: a tanto ammonta l’accordo di cooperazione strategica fra Italia e Brasile che il governo italiano minaccia di congelare. Per questo alla Farnesina, al ministero della Difesa e a Palazzo Chigi sperano ancora in un ripensamento. Una speranza alla quale il governo si aggrappa ricordando l’intervista con la quale la stessa Dilma Rousseff, lo scorso 24 giugno, disse al quotidiano Metro Campinas che «su Battisti si dovrà applicare la decisione del Supremo tribunale federale». Pochi mesi prima, a novembre 2009, quel collegio, con 5 voti a 4, disse sì alla richiesta di estradizione avanzata dall’Italia. Da allora sembra passato un secolo. Ieri, mentre da Brasilia rimbalzavano a Roma voci su una Rousseff «incerta», il neoministro della Giustizia confermava la decisione di Lula. Ora, a meno di colpi di scena, al governo non resta che far presentare all’ambasciatore italiano ricorso di fronte alla stessa Corte federale. L’altra mossa, più rischiosa per gli interessi italiani, è quella di congelare la ratifica parlamentare dell’accordo strategico firmato ad aprile dell’anno scorso da Silvio Berlusconi e Lula. Il voto doveva arrivare nei primi giorni di gennaio, un sì scontato ad un accordo in sedici punti. Una decisione rischiosa perché quell’intesa riguarda soprattutto commesse civili per imprese italiane, e in particolare di Fincantieri e Finmeccanica.
Fs e Ansaldo Sts sono interessate alla costruzione della linea ad alta velocità fra Rio, San Paolo e Campinas, Ansaldo Sts all’installazione dei sistemi di segnalamento ferroviario, Saipem, già partner della Petrobras, sta lavorando a nuovi contratti per la costruzione di infrastrutture per l’estrazione del gas. La partita più grossa scaturita dall’accordo commerciale è però quella in materia di Difesa: da Iveco, che sta trattando una commessa per la fornitura di mezzi Lince all’esercito brasiliano, ma soprattutto Fincantieri che attraverso il governo ha chiuso un accordo con la marina brasiliana per la vendita di pattugliatori, fregate e navi da rifornimento. L’anno scorso il sottosegretario Guido Crosetto è volato due volte in Brasile per mettere a punto i dettagli dell’intesa. Fra Fincantieri – che costruirà le navi – e Finmeccanica – che fornirà i sistemi d’arma – ci sono in ballo sei miliardi di commesse.