Il nuovo partito di Berlusconi si chiamerà “Popolari”?

Secondo il Messaggero la scelta del nuovo nome è stata fatta, e certamente farà arrabbiare più di qualcuno

Si discute da diverso tempo del fatto che Berlusconi abbia intenzione di lanciare un nuovo partito. Quello attuale, il Popolo delle Libertà, non funziona più: ha perso molti pezzi, la sua immagine è logorata dalle critiche ricevute da parte di pezzi dello stesso centrodestra, il suo utilizzo è legato a un contenzioso legale con i finiani nel quale non conviene a nessuno infilarsi. Quello vecchio, Forza Italia, rimane il preferito di Berlusconi e molti altri suoi sodali, ma non si può riesumare tout court senza dare l’idea di un esplicito ritorno al passato. E quindi serve un simbolo nuovo.

Settimana dopo settimana le indiscrezioni sono diventate dichiarazioni ufficiali, e lo stesso Berlusconi – nonché molti altri esponenti del PdL – hanno più volte fatto cenno a questa necessità, che si sposa anche col bisogno che ha il fronte berlusconiano di presentarsi con un’immagine rinnovata alle prossime eventuali elezioni anticipate, non potendo difendere due anni di governo dai risultati come minimo deludenti. Un ulteriore indizio era stato fornito dal presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di fine anno e poi a Matrix, quando aveva parlato del problema che secondo lui affligge alcuni nomi di partito: quello di essere ridotti ad acronimi.

Il nome del nuovo partito che sostituirà l’attuale sigla Pdl «sarà probabilmente fatto da una parola sola, molto corta e non un acronimo».

Non si può dire che Berlusconi abbia tutti i torti: uno può pure inventarsi il nome di partito più efficace ed evocativo, ma se poi questo sulla stampa – e anche in tv, dove non ci sarebbe bisogno – viene storpiato in pidielle, iddivvù, piddì, uddiccì, lo sforzo creativo è inutile. Senza contare il fatto che alcuni giornalisti hanno il vizio di sbagliare l’articolo accoppiato all’acronimo. Un sacco di gente, per esempio, dice e scrive la PdL, cioè la Popolo delle Libertà: non ha senso, anzi, è un errore, e probabilmente si deve all’abitudine con l’acronimo CdL, che invece stava per Casa delle Libertà. Altre storpiature non hanno scuse: per esempio quelle che fanno dire a molti giornalisti il FLI, cioè il Futuro e Libertà per l’Italia. Non ha senso, è un errore.

Berlusconi aveva detto di possedere la chiave: ci vogliono nomi di partito composti da una sola parola, così da non poter essere ridotti ad acronimo. Stando a quanto scrive oggi Marco Conti sul Messaggero, quella parola sarebbe “Popolari”.

“Popolari” per saldare al centro il nuovo schieramento, e sottrarlo alle derive che gli ex di An rischiano di accentuare ora che nel Pdl riescono a dare le carte in maniera diretta anche grazie al peso di La Russa e Gasparri. Tra gli studi che esperti di marketing hanno sottoposto al Cavaliere, la dizione “Popolari” risulta infatti meno nostalgica di “Italia” (o “Avanti Italia” noto inno fascista composto in occasione della guerra in Etiopia), più diretto di “Libertà” (che comporta la definizione di “libertini” per iscritti e parlamentari) e sicuramente più efficace di un doppio nome.

Secondo Conti i giochi sono fatti: il nome è stato scelto, i domini su internet sono stati bloccati, ci sarebbe anche “un primo spunto grafico”. Per il momento, però, il dominio www.popolari.it risulta occupato, e occupato dal parlamentare del PD Lino Duilio. Uno che si definisce popolare, e così anche un bel pezzo di Partito Democratico.

Il nome scelto da Berlusconi, infatti, sarebbe tutt’altro che originale, e sicuramente non mancherebbe di irritare un bel po’ di gente. Fino a questo momento, infatti, coi nomi “popolari” e “popolarismo” si è fatto riferimento a una corrente centrista di orientamento cattolico e democratico, forte all’interno della Democrazia Cristiana e oggi distribuita soprattutto tra UdC e PD. Berlusconi, dalla sua, può far notare quanto accade invece a livello europeo, dove il Partito Popolare Europeo raccoglie tutti i partiti conservatori d’Europa. Gli usi più illustri del termine “popolare”, nel passato della politica italiana, sono due: il Partito Popolare Italiano, fondato da don Luigi Sturzo nel 1919 e chiuso dal fascismo, e il Fronte Democratico Popolare, dal nome che si diede l’alleanza tra comunisti e socialisti in occasione delle elezioni politiche del 1948.

foto: Roberto Monaldo/LaPresse