La legge bavaglio in Ungheria
La legge obbliga i media ad avere "un punto di vista equilibrato" e li mette sotto il diretto controllo del governo
Ieri in Ungheria è entrata in vigore una legge che riorganizza la regolamentazione della stampa, comprese le televisioni e le testate online. La legge è stata molto contestata negli ultimi mesi: ci sono state manifestazioni di piazza e a un certo punto i giornali sono usciti pubblicando una prima pagina completamente bianca, in segno di protesta contro le intenzioni del governo. È stata votata dal partito di maggioranza, il conservatore Fidesz, che può contare sui due terzi dei seggi parlamentari. L’opposizione ha annunciato la presentazione di un ricorso alla Corte costituzionale.
La legge obbliga i mezzi di informazione a fornire un “punto di vista equilibrato” nel corso della copertura dell’attualità e permette ai cittadini di fare ricorso a una speciale autorità se ritengono che un programma o un servizio sia stato “poco equilibrato”. La legge prevede pene crescenti per i servizi o gli articoli riconosciuti come “poco equilibrati”, dalle multe fino alla chiusura della testata. Nel testo, si sostiene che la libertà dei mezzi di comunicazione non deve contraddire “la morale pubblica”, ma il concetto di “morale pubblica” non viene mai descritto con esattezza. Inoltre, la legge obbliga i canali televisivi a non parlare di fatti di cronaca nera per più del 20 per cento del tempo che dedicano alle notizie. Le stazioni radiofoniche sono obbligate a trasmettere musica ungherese per almeno un quarto della loro programmazione. Sull’esecuzione di queste norme e sulle sanzioni da comminare alle testate che trasgrediscono decide una nuova autorità per i media, i cui membri sono tutti di nomina governativa. Le sue decisioni sono immediatamente esecutive: questo vuol dire che si può fare ricorso, ma intanto bisogna pagare le multe o chiudere le testate.
La nuova legge è entrata in vigore il primo gennaio e nello stesso giorno l’Ungheria ha assunto la presidenza di turno dell’Unione europea. Nelle scorse settimane vari paesi europei avevano criticato la proposta di legge promossa dal governo ungherese. Il vice ministro degli esteri tedesco Werner Hoyer ha detto la settimana scorsa che la legge “non tiene fede all’idea di un’unione costruita sulla diversità”. Altri hanno criticato la legge per i poteri enormi che concede all’autorità per i media, facendo notare che il sistema legale ungherese era già in possesso degli strumetni adeguati a combattere le diffamazioni e le illecite violazioni della privacy. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha detto di non avere intenzione di cambiare la legge. Il ministro degli esteri, Janos Martonyi, ha detto che prima di criticare la legge così duramente bisognerebbe vedere se queste preoccupazioni sono giustificate.
(FERENC ISZA/AFP/Getty Images)