Un’idea genialmente ministeriale
Adriano Sofri commenta il progetto del Daspo applicato al fare politica
La notizia delle iniziative del Ministero dell’Interno per garantire maggiore sicurezza durante le manifestazioni politiche è commentata oggi su molti quotidiani, e su Repubblica da Adriano Sofri.
Il governo annuncia un pugno più duro con le manifestazioni politiche, a cominciare dalle prossime degli studenti e degli universitari. Il governo non si risparmia. Fa le veci del Parlamento. Fa le veci della magistratura, si impegna all’unisono, interni e giustizia, a spiegarle che i ragazzi fermati vanno tenuti in galera. Si profonde in avvertimenti sul ritorno del Sessantotto e degli anni di piombo. Dal’45 al Sessantotto erano passati 23 anni. Dal Sessantotto a oggi 42. I “ragazzi” di oggi, dai 41 anni in giù, sono nati dopo il Sessantotto, e dai 40 in giù dopo lo sbarco sulla luna.
Che studenti ricercatori operai vadano sui tetti al governo sembra seccante, ma fino a un certo punto. Da lì possono solo scendere, o buttandosi di sotto, e non c’è problema, o dalle scale, e basta aspettarli e rimetterli al loro posto. Che dai tetti scendano nelle strade e le riempiano e tornino ad avere insieme obiettivi definiti e un’ispirazione generale, che ripudino una presunta riforma e non ne possano più di un’intera idea del senso della vita, questo il governo non può sopportarlo. Il governo ha tutto il potere, e lo venera come un sacramento, il Parlamento è un incidente sempre più superfluo, giustizia e stampa (non servili) cerimonie fastidiose, le polizie – quando non manifestano a loro volta contro il governo – un privato servizio d’ordine.
La cosa è culminata – per il momento – nell’invenzione del Viminale: l’estensione del Daspo alle
manifestazioni politiche – cioè alla politica. Essendo le manifestazioni politiche appunto il modo di manifestarsi della politica, la proposta vale né più né meno all’esonero di polizia di un certo numero di cittadini – “ritenuti pericolosi” – dalla politica, e dunque, per completare il giro di parole e di fatti, dalla cittadinanza. Ascoltare la trovata e sorridere – o ridere francamente – è fin troppo facile.
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