Grasso contro Lerner su Belen
Detta così viene da non cliccare: ma c'è dentro una questione di disobbedienza commerciale
Sul Corriere della Sera di oggi Aldo Grasso enuncia una serie di suoi fastidi – pratica diffusa nel giornalismo italiano contemporaneo – in forma di “non capisco”. Tra le altre cose meno rilevanti, c’è la citazione del gesto di disobbedienza commerciale di Caterina Soffici, giornalista che ha detto di avere scelto la concorrenza di Tim dopo aver visto una pubblicità con Belen.
Le cose che non capisco. Non capisco come Paolo Bonolis, quello di «Ciao Darwin» e di «Chi ha incastrato Peter Pan?», possa andare in un’università a dire che certa tv ha contribuito a corrompere il nostro Paese. Lui dov’era? Ma, ancora di più, non capisco come il pubblico degli studenti – un incontro promosso da Sinistra universitaria alla Statale di Milano – scenda in piazza a protestare contro la Gelmini e, intanto, si beva gli alibi di Bonolis.
Non capisco come il nostro Paese possa avere un futuro, dopo aver assistito alle performance radiofoniche dell’onorevole Domenico Scilipoti («Un giorno da pecora») e a quelle televisive del ministro Ignazio La Russa e dell’onorevole Antonio Di Pietro («Annozero»). Uno dice: ma è spettacolo! Sì, ma poi basta un po’ di neve per spezzare la penisola in due. È spettacolo anche quello.
Non capisco come Gad Lerner, dopo averci propinato noiosissime trasmissioni sul corpo delle donne e contro il velinismo di «Striscia», possa prendersela con Caterina Soffici (una brava giornalista culturale) per aver scritto: «Sono entrata in un negozio perché avevo bisogno di una chiavetta. Dietro al commesso ho visto Belén sdraiata che mi ammiccava e ho deciso di uscire e comprare la chiavetta dalla concorrenza».
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