Cinque cose da sapere sul Mondiale per club
A cominciare da dove vedere online la finale tra Inter e Mazembe, dalle 18 in poi
Questo pomeriggio, quando in Italia saranno le 18, l’Inter affronterà il Mazembe nella finale del Mondiale per club, la più importante competizione calcistica per le squadre di club. E quindi è il caso di prepararsi, imparando un po’ di cose sulla partita di oggi e sulla coppa in generale.
Dove vedere Inter – Mazembe
I diritti televisivi del Mondiale per club sono stati acquistati da Mediaset: questo vuol dire che è possibile vedere la partita soltanto su Mediaset Premium. Niente sulla tv in chiaro, niente nemmeno su Sky. Se non siete abbonati a Mediaset Premium, potete sfruttare uno dei tanti canali televisivi il cui segnale è diffuso online in streaming. Trovate già adesso delle liste aggiornate su Rojadirecta, LiveTV e Adthe.net. Non è escluso che possiate trovare in giro anche degli streaming provenienti direttamente da Mediaset, quindi con telecronaca in italiano: si tratta però di segnali diffusi illegalmente. Allo stesso modo, non è escluso che siano illegali anche parecchi tra le migliaia di streaming di canali stranieri che saranno disponibili online. Se di certo è reato diffondere illegalmente un segnale criptato, però, altra cosa è usufruire di quel segnale. In ogni caso, ognuno decida come regolarsi e cosa fare della propria connessione internet.
Tout Puissant Mazembe
L’Inter si giocherà il titolo contro il Mazembe, la squadra della Repubblica democratica del Congo che in semifinale ha fatto fuori i ben più quotati brasiliani dell’Internacional. Il Mazembe è stato fondato nel 1939 in un istituto scolastico di monaci benedettini, e all’epoca si chiamava FC St. Georges: la squadra serviva a dare qualcosa da fare anche agli studenti che non volevano prendere i voti. Nel 1944 le cose si fecero più serie, arrivarono degli sponsor e i monaci lasciarono la guida della squadra, che prese il nome di F.C. Englebert (dove Englebert è il nome di un marchio di pneumatici). La frase Tout Puissant, invece, vuol dire “onnipotente”. Anni di grandi risultati negli anni Sessanta, poi il niente fino al 2009, quando la squadra – che nel frattempo era diventata Mazembe – vince la Champions League africana. Lo stesso risultato arriva nel 2010, e da qui la partecipazione a questo mondiale per club.
L’Inter, e José Mourinho
Com’è noto, invece, l’Inter è arrivata al Mondiale per club grazie a una stagione esaltante, quella dell’anno scorso, e attraverso un inizio di stagione drammatico, quello di quest’anno. In questi mesi sono girate diverse voci su come Mourinho, che intanto è andato ad allenare il Real Madrid, non apprezzi quanto fatto al suo posto dal nuovo allenatore dell’Inter, Rafa Benitez: per un pezzo si è detto pure che il portoghese a Madrid avesse fatto l’abbonamento a Inter Channel per vedere gli allenamenti e sorriderne coi suoi collaboratori. E d’altra parte lo stesso Benitez è perseguitato da Mourinho e dal ricordo che ha lasciato a Milano. Se oggi perderà, la sua esperienza all’Inter potrà considerarsi conclusa. Se vincerà, forse Moratti gli darà fiducia ancora per un po’. Mourinho ha detto che tiferà per lui e per l’Inter: «Abbiamo giocato 57 partite per arrivare fin qui, ora voglio che la mia ex squadra sia campione del mondo: vedrò la partita e la vedrò con una maglietta dell’Inter».
Tre nomi, una sola coppa
Oggi parliamo di Mondiale per club e sappiamo a cosa ci riferiamo, ma in realtà sotto la dizione “Mondiale per club” si possono catalogare solo le ultime cinque edizioni della competizione, più quella sperimentale del 2000. In principio, infatti, il trofeo si chiamava Coppa Intercontinentale, ed era conteso esclusivamente dalla squadra campione d’Europa e da quella campione del Sudamerica. Le prime edizioni furono seguite e interessanti, negli anni Sessanta, ma dagli anni Settanta in poi diverse squadre europee cominciarono a disertare la competizione, trovando estremamente pericolose le trasferte in Sudamerica (ci arriviamo col prossimo punto). Nel 1980 arriva la Toyota, che sponsorizza il tutto e cambia la formula della competizione: finale unica a Tokyo, e amen. Nel 2004 la terza svolta: la FIFA decide di dare senso e stabilità al trofeo, coinvolge anche le squadre campioni d’Asia, Africa, Oceania e Nord America, e trasforma la Coppa nel Mondiale per Club.
L’incredibile finale del 1969
Abbiamo detto delle reticenze delle squadre europee a giocare in Sudamerica negli anni Settanta. Queste si devono alle violenze e alle angherie subìte dalle squadre europee, che toccarono il culmine durante la finale del 1969 tra Milan ed Estudiantes, considerata tutt’ora una delle partite più violente della storia del calcio. La partita doveva ancora cominciare e già i tifosi argentini avevano gettato caffè bollente sui calciatori del Milan, appena questi erano sbucati fuori dal sottopassaggio. I calciatori dell’Estudiantes, durante il riscaldamento, prendono a pallonate i rossoneri. Nel primo tempo Prati viene colpito violentemente dal portiere avversario, e alla mezz’ora perde i sensi. Nel secondo tempo gli argentini si rendono conto di non poter ribaltare il tre a zero che avevano subìto all’andata e si dedicano alla caccia all’uomo: pugni, spintoni, calci, sgambetti. Gran parte delle attenzioni sono dirette a Nestor Combin, argentino naturalizzato francese accusato di essere un disertore. Un giocatore dell’Estudiantes gli dà un cazzotto fortissimo, rompendogli il naso e lo zigomo. Questo si piega in avanti e riceve una ginocchiata violentissima, sempre in faccia. Combin cade a terra col volto coperto di sangue. Alla fine della partita sarà pure arrestato, per diserzione. Sarà rilasciato dopo un giorno. Il picchiatore, invece, sarà squalificato a vita.
foto KARIM JAAFAR/AFP/Getty Images