Un dittatore “bizzarro” e “disturbato”
Il rapporto di Wikileaks sul presidente della Bielorussia, che domani verrà rieletto per la quarta volta
Un rapporto dell’ambasciatore americano a Minsk racconta la vittoria elettorale del 2006 di Aleksandr Lukashenko, il dittatore bielorusso al potere da sedici anni. Domani in Bielorussia si terranno le elezioni presidenziali e Lukashenko proverà — e sicuramente riuscirà — a insediarsi per il quarto mandato di fila.
Gli Stati Uniti non hanno mai nascosto, insieme a tutto il resto dell’Occidente (eccetto, come vedremo, Berlusconi e pochi altri governi), la loro disapprovvazione per Lukashenko, noto anche come “l’ultimo dittatore d’Europa”. Ma, come sempre, il tono franco e diretto dei cable di Wikileaks mostra le opinioni degli Stati Uniti non filtrate dalla diplomazia. Nel rapporto si legge così che, secondo l’ambasciatore George Krol, Lukashenko avrebbe comportamenti “bizzarri” e “disturbati”. Il documento è datato 22 marzo 2006, subito dopo la terza vittoria elettorale del dittatore, che nella conferenza stampa fa già accenno a un suo possibile quarto mandato.
La conferenza stampa di Lukashenko mostra un leader molto lontano dalla gente. Siede a una larga scrivania, al fianco di due grandi bandiere, isolato dal pubblico. Le sue brusche risposte ai giornalisti occidentali e i rimproveri ai corrispondenti bielorussi aiutano solo a mostrare al mondo il suo comportamento bizzarro, nonostante i fragorosi applausi che riceve dal pubblico selezionato e dai lacché stranieri. […] La conferenza stampa ha uguagliato il suo precedente discorso. Lukashenko ha usato questo raro momento con i giornalisti occidentali per criticare gli Stati Uniti accusandoli, insieme al resto dell’Occidente, di aver ucciso Slobodan Milosevic e di aver ingiustamente rimosso Saddam Hussein. In un momento particolarmente disturbante, Lukashenko ha detto a una giornalista di star saltando a conclusioni affrettate pensando che il suo terzo mandato da presidente sarebbe stato l’ultimo. L’affermazione ha dimostrato chiaramente l’intenzione di Lukashenko di rimanere al potere a tempo indeterminato.
Lukashenko è salito al potere giovane, a soli quarant’anni, nel 1994. Si è adoperato per combattere la corruzione che vigeva nel governo, e nel corso degli anni ha rafforzato sempre più la sua posizione grazie a una serie di leggi e misure dittatoriali. Poco dopo essere stato eletto ha modificato la Costituzione ed esteso il primo mandato, grazie alla maggioranza assoluta di cui gode il suo partito in parlamento: il cento per cento dei seggi. Si è poi ricandidato per il secondo mandato, è stato rieletto, e ha tolto il limite al numero dei mandati. I governi e le organismi internazionali hanno iniziato a criticarlo e a denunciare brogli, ma Lukashenko non si è fermato: ha chiuso una ventina di giornali indipendenti in due anni, ha perseguitato gli omosessuali, ha imprigionato e talvolta condannato a morte decine di prigionieri politici. I suoi rapporti con l’Occidente sono rari e conflittuali: pochissimi leader europei hanno messo piede in Bielorussia negli ultimi sedici anni, e tra questi c’è anche il nostro premier Silvio Berlusconi, che l’anno scorso ha fatto visita a Minsk. “La gente vi ama”, ha detto Berlusconi, “l’amore del popolo bielorusso per il premier Lukashenko si vede dai risultati elettorali sotto gli occhi di tutti”.
L’opposizione ha già denunciato brogli nelle elezioni di domani, che sembrano già decise. L’OSCE (L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) ha inviato i suoi ispettori a controllarne la regolarità, dopo aver già condannato le tre precedenti elezioni come ingiuste. Nell’ultima, quella del 2006, Lukashenko aveva vinto con l’86% dei voti, e il risultato aveva causato scontri tra il governo e l’opposizione. Quest’anno i candidati contro Lukashenko sono nove, tra cui Andrei Sannikov, che, parlando anche per i propri sostenitori, ha promesso di non fare ricorso alla violenza in occasione della probabile manifestazione che si terrà in caso non si arrivi nemmeno al ballottaggio.
Un altro rapporto dell’ambasciata segnala come Lukashenko sia l’uomo più ricco della Bielorussia, con un patrimonio personale di 9 miliardi di dollari.