I conti col passato dello Sri Lanka
Wikileaks racconta i massacri compiuti dal governo dello Sri Lanka per reprimere la lotta dei ribelli Tamil
Il ministro della Difesa della Gran Bretagna, Liam Fox, ha deciso di rinviare la sua visita in Sri Lanka in seguito alla diffusione di alcuni cable di Wikileaks che accusano il governo singalese di complicità con i gruppi paramilitari nella lotta contro le Tigri Tamil. I documenti rafforzano le accuse già sostenute da alcune organizzazioni per i diritti umani, secondo le quali il presidente Mahinda Rajapaksa avrebbe autorizzato stragi e rappresaglie per mettere fine a una guerra civile che durava da più di venti anni.
La decisione di Fox è arrivata dopo un confronto con il ministro degli Esteri britannico, William Hague, che teme che una visita ufficiale con il presidente Rajapaksa possa compromettere l’equilibrio delle già delicate relazioni della Gran Bretagna con lo Sri Lanka. Il governo inglese sta cercando di convincere il presidente dello Sri Lanka ad aprire un’inchiesta ufficiale su quanto accaduto durante l’offensiva finale dell’anno scorso contro le Tigri Tamil e teme che una visita di questo tipo possa essere interpretata dal governo singalese come un passo troppo conciliatorio. Durante la visita era anche previsto che il ministro Fox tenesse un discorso per ricordare Lakshman Kadirgamar, il ministro degli esteri singalese che fu ucciso dalle Tigri Tamil nel 2005. Il ministro Fox ha comunque fatto sapere che la visita è solo rinviata e che si terrà comunque il prossimo anno.
Il Labour ha accusato il governo di avere adottato «un approccio caotico» alla questione Sri Lanka: prima annunciando una visita, poi cancellandola, infine rinviandola. «Una diplomazia così disordinata non fa nessun bene alla posizione scelta dal governo su una questione così rilevante», hanno fatto sapere «William Hague sarà rabbioso».
I documenti pubblicati ieri da Wikileaks confermano i sospetti sulla complicità tra governo e gruppi paramilitari. In un documento datato 15 gennaio 2010 e firmato dall’ambasciatore degli Stati Uniti a Colombo, Patricia Butenis, si legge: «Non c’è nessun esempio di un regime che abbia deciso di aprire un’indagine sulle proprie truppe per crimini di guerra commessi mentre quello stesso regime era al potere. In Sri Lanka questo è ulteriormente complicato dal fatto che la responsabilità per molti dei crimini commessi è della stessa leadership militare al momento al potere, incluso il presidente Rajapaksa, i suoi fratelli e il generale Fonseka».
In un altro rapporto, datato 22 gennaio 2010, lo stesso ambasciatore parla di rapimenti, estorsioni, prostituzione forzata e arruolamento di bambini soldati da parte delle autorità governative. Crimini che sarebbero diminuiti dopo la fine della guerra civile, ma che sarebbero stati ampiamente perpetrati con la complicità del presidente negli anni precedenti. Come confermato dal rapporto redatto nel maggio del 2007 dall’allora ambasciatore americano in Sri Lanka, Robert Blake.
I gruppi paramilitari hanno aiutato il governo a combattere le Tigri Tamil nella parte nordorientale del paese. Questi gruppi rafforzano anche la sicurezza a Colombo sequestrando e a volte anche uccidendo i sospetti collaboratori delle Tigri Tamil. Fuori dalla capitale, le violazioni di diritti umani continuano, includendo omicidi extragiudiziali, rapimenti, traffico di bambini, estorsioni e prostituzione.
I documenti forniscono nuovi dettagli anche sugli abusi e le violenze commesse dalle Tigri Tamil e sui loro cosiddetti “programmi di coscrizione forzata”, con cui obbligavano ogni famiglia residente nel territorio da loro controllato a cedere uno dei loro figli all’esercito di liberazione.
Le Tigri richiedono che almeno una persona tra i 18 e i 35 anni per ogni famiglia si arruoli nell’esercito di liberazione, a quanto pare credono che se le reclute hanno più di diciotto anni, la comunità internazionale non lì potrà criticare per averli costretti.
Il presidente Rajapaksa, che è stato eletto per una seconda volta lo scorso gennaio dopo la sua vittoria contro i separatisti Tamil, ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento negli abusi. Oltre ad essere presidente e capo delle forze militari, Rajapaksa ha assunto su di sé anche gli incarichi di ministro della Finanza e ministro dei Trasporti. Secondo gli oppositori, Rajapaksa sta cercando di instaurare un potere di stampo dinastico: suo figlio è già stato eletto in Parlamento e tre dei suoi fratelli sono già ministri. Tre mesi fa una nuova legge costituzionale ha abolito il limite dei due termini consecutivi di rinnovo del mandato presidenziale, consentendogli potenzialmente di ricandidarsi per una terza volta alle elezioni del 2016.
I Tamil, che costituiscono circa il dodici percento della popolazione dello Sri Lanka, sostengono di essere stati sempre discriminati dalla maggioranza singalese da quando lo Sri Lanka ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito nel 1948. Il risentimento della minoranza Tamil ha favorito la nascita di molti gruppi armati, tra cui appunto le Tigri per la Liberazione della patria Tamil, che dalla fine degli anni settanta hanno condotto una violenta campagna secessionista poi sfociata in oltre vent’anni di guerra civile e attentati contro i civili.
(ISHARA S.KODIKARA/Getty Images)