I democratici ci riprovano con la legge sui gay nell’esercito
La Camera dei Rappresentati ha approvato per la seconda volta l'abolizione del don’t ask, don’t tell
La Camera dei Rappresentati ha approvato l’abolizione del don’t ask, don’t tell (“non dire, non chiedere”), la legge che consente a gay e lesbiche di arruolarsi nell’esercito americano a patto di tenere segreta la propria omosessualità. La proposta è passata ieri con una maggioranza di 250 voti, ma solo l’approvazione definitiva del Senato potrà consentirne l’attuazione.
Una proposta di rettifica delle legge era già stata approvata alla Camera lo scorso maggio ma poi respinta in Senato, costringendo l’amministrazione Obama a ricominciare tutto daccapo. I Democratici stanno cercando di accelerare i tempi per l’approvazione prima dell’insediamento del nuovo Congresso a gennaio. Visto il successo dei Repubblicani alle ultime elezioni di metà mandato, infatti, per i Democratici sarebbe praticamente impossibile far passare la legge da quel momento in poi.
A inizio dicembre anche il Pentagono aveva aperto ufficialmente ai gay nelle forze armate, dopo aver completato uno studio sugli effetti che l’abolizione del don’t ask don’t tell potrebbe avere sulle truppe. L’apertura del Pentagono aveva fatto cadere l’ultimo pretesto dei Repubblicani, che lo scorso settembre, in Senato, avevano fatto ostruzionismo contro l’abolizione della legge chiedendo proprio che la votazione finale avvenisse soltanto al completamento dello studio del Pentagono.
Le restrizioni del don’t ask don’t tell sono disciplinate dalla legge federale, che proibisce a chiunque «dimostri propensione o intenzione di intraprendere atti omosessuali» di prestare servizio nell’esercito poiché questo «porterebbe un inaccettabile rischio all’alta morale, all’ordine, alla disciplina e alla coesione che sono l’essenza della potenza militare».
Dall’entrata in vigore della legge nel 1993, circa 13mila persone sono state allontanate dall’esercito a causa del loro orientamento sessuale. Nella maggior parte dei casi si è trattato di esclusioni seguite alla rivelazione volontaria da parte dei membri dell’esercito, ma i gruppi che si battono per i diritti dei gay denunciano che in molti casi la legge è stata usata come pretesto per sbarazzarsi da colleghi indesiderati, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.