La guerriglia a Roma e gli agenti in borghese
Cerchiamo di fare un po' di chiarezza su quanto successo ieri pomeriggio durante gli scontri a Roma
di Francesco Costa
Si discute molto di quanto accaduto ieri a Roma e della gestione da parte delle forze dell’ordine delle manifestazioni antigovernative, che sono sfociate in scontri e guerriglie raccontate dagli organi di stampa di mezzo mondo. Questo pomeriggio, poi, la presidente dei senatori del PD, Anna Finocchiaro, ha dichiarato che “a Roma c’erano evidentemente degli infiltrati che hanno messo a rischio i manifestanti e le forze dell’ordine”. La stessa cosa è stata dichiarata in queste ore da altri esponenti politici, nonché da decine di blog e siti internet. Girano anche molte ricostruzioni dietrologiche sulla base di documentazioni raffazzonate e alcune foto effettivamente sospette, e quindi abbiamo deciso di indagare e fare un po’ di chiarezza. Prima di procedere con l’analisi delle immagini e delle cose che sappiamo, però, è necessario tenere a mente due cose.
La prima è che chiunque abbia messo piede per le strade del centro di Roma durante gli scontri, ieri, sa che la quantità di persone coinvolte nelle violenze e negli scontri non può essere in nessun modo ridotta o ricondotta all’eventuale presenza di agenti provocatori. Il Post ha consultato diverse persone presenti sui luoghi degli scontri, come giornalisti o come manifestanti, e da tutti ha avuto la stessa testimonianza: diverse centinaia di persone si sono staccate dal corteo pacifico per assaltare la zona transennata e le forze dell’ordine. La stessa cosa si può apprendere guardando i tanti video che sono stati caricati su Youtube da ieri pomeriggio a oggi e documentano la gran quantità di persone che ha partecipato agli scontri, al lancio di sassi e bombe carta, alla distruzione sistematica di bancomat, automobili e vetrine. La seconda cosa è spiegata bene dall’articolo dell’Espresso che affronta il tema della presenza degli agenti in borghese durante le manifestazioni: trattasi di “prassi antica e legittima”, che “serve per controllare i movimenti della folla, identificare i soggetti che guidano gli assalti, intervenire dall’interno nei momenti più delicati. Un impiego frequente anche negli stadi ma soprattutto in occasione di cortei politici, quando si teme che nuclei organizzati possano spingere la massa verso la violenza”.
Ovviamente il discorso cambia se gli agenti in borghese, invece che fare quanto sopra, si trasformano in agenti provocatori. Se fomentano la folla invitandola alla violenza, aizzando gli scontri contro le forze dell’ordine e partecipandovi. L’Italia ha una lunga tradizione di dietrologie su questo genere di storie, in parte frutto di complottismi dai quali la sinistra italiana non riesce a emanciparsi, in parte a causa di singoli e fondati episodi relativi soprattutto a quanto accaduto negli anni Settanta.
Nel caso delle manifestazioni di ieri, i sospetti di molti sono diretti soprattutto verso una persona, con un giubbotto beige e il volto coperto da una sciarpa, presente sul luogo di diversi scontri. In alcune di queste immagini l’uomo si vede direttamente coinvolto negli scontri: tira bidoni verso le forze dell’ordine, impugna una sbarra di legno e un grosso badile.
Ci sono poi delle altre foto, scattate poco dopo queste, che mostrano la stessa persona tenere in mano il manganello dato in dotazione alla Guardia di Finanza e un paio di manette. Da qui i sospetti sul fatto che lo stesso sia un infiltrato e, sulla base delle foto qui sopra, un agente provocatore.
Queste foto sono state scattate nello stesso momento in cui un agente della Guardia di Finanza, aggredito e picchiato a terra, ha impugnato la pistola. Sono quelle che da ieri girano sui siti di news italiani. L’agente ha detto di essere stato aggredito e di aver preso la pistola per evitare che i manifestanti potessero impossessarsene, così come avevano già fatto col suo manganello, lo scudo e le manette. La Finanza ha poi dato la sua versione di quanto accaduto: questo è quanto ha battuto l’ANSA.
Dal comando generale della Guardia di finanza spiegano che il militare «era impegnato a difendere l’arma d’ordinanza che i manifestanti volevano sottrargli. La stessa sequenza fotografica non lascia dubbi: il finanziere, aggredito da decine di facinorosi, era stato già privato del casco e della radio, e i manifestanti volevano impossessarsi della sua pistola. Ha coraggiosamente difeso l’arma, senza mai farne uso, ed è stato sottratto dalla furia dei teppisti grazie all’intervento dei colleghi, alcuni in divisa, altri in abiti civili».
Il Corriere della Sera riporta un virgolettato di una sua fonte – quindi non si tratta di una dichiarazione ufficiale – che confermando questa tesi aggiunge che “La Guardia di Finanza non lavora mai in abiti civili in situazioni di ordine pubblico”.
In ogni caso, ci sono delle altre foto che rendono più problematico sostenere che l’uomo con la giacca beige è un agente delle forze dell’ordine, oltre che un agente provocatore. Innanzitutto quella in cui lo si vede picchiare a colpi di spranga un agente della Guardia di Finanza. Per quanto teoricamente il compito di un agente provocatore sia partecipare attivamente agli scontri, il pestaggio deliberato di un proprio collega ci pare un comportamento superfluo ed eccessivo.
Ancora, altri documenti mostrano come la persona in questione viene poi bloccata dalle forze dell’ordine e trascinata via.
Stando a quanto ci ha detto una delle nostre fonti, la persona in questione sarebbe un semplice manifestante, un ragazzo romano dell’età di sedici anni. Varie conferme si trovano su diverse pagine di Indymedia e altri siti internet di estrema sinistra. Il ragazzo avrebbe partecipato all’aggressione al finanziere documentata dalle foto precedenti, e in quel contesto gli avrebbe strappato il manganello e le manette, mentre un ragazzo vicino a lui ne ha preso lo scudo.
Un’altra conferma al fatto che si tratti semplicemente di un ragazzo arriva da questo video pubblicato su YouReporter e ripreso da Repubblica, che prima mostra ulteriori attacchi del ragazzo a un furgone della Finanza e poi documenta il suo fermo da parte delle forze dell’ordine. E lo si sente nitidamente dire agli agenti che lo trascinano via “Sono minorenne! Sono minorenne!”.
Le agenzie di stampa hanno battuto poco prima delle 19 che il ragazzo è stato identificato dalla Digos ed è un normale manifestante, appartenente a gruppi di estrema sinistra. Su altri siti si confrontano altre fotografie e video e si fanno ipotesi su altri manifestanti. Con pochissimi appigli, ci pare: le foto certamente sospette erano quelle sulla persona con la giacca beige, e stando a quanto abbiamo osservato non ci sembra affatto che si tratti di un agente provocatore né di un agente in borghese della Guardia di Finanza. Questo naturalmente non esclude la possibilità che agenti provocatori abbiano partecipato alle manifestazioni, e anzi alcune delle nostre fonti ci dicono della presenza di diversi agenti in borghese sui luoghi degli scontri, sebbene impegnati a tentare di contenere la situazione piuttosto che a fomentarla. Ma di agenti provocatori, in quello che abbiamo visto e in quello che abbiamo sentito, non c’è nessuna traccia.
In tutto questo casino, poi, sarebbe meglio evitare anche di far girare fotografie e informazioni false o non verificate. Per esempio, sta girando molto sui social network e su vari blog una foto che documenterebbe come alcuni manifestanti avrebbero indossato le stesse scarpe delle forze dell’ordine, a prova del loro essere agenti provocatori.
La foto è in realtà stata scattata in Quebec nel 2007: si tratta di agenti provocatori, il Post ne aveva parlato in occasione del recente G20 di Toronto, ma evidentemente non ha nulla a che vedere con i fatti di ieri a Roma. Allo stesso modo, gira molto un video con una testimonianza del giornalista Curzio Maltese che racconta della presenza di infiltrati negli scontri di Roma: si tratta però di un video del 2008, relativo a un’altra manifestazione, e quindi anche questo non ha niente a che vedere con i fatti di ieri.
le foto della manifestazione di ieri sono di Getty Images e Lapresse