Lo Iannaccone che non c’era
Mattia Feltri racconta sulla Stampa la giornata di ieri alla Camera
La cronaca della giornata di ieri alla Camera dei Deputati, nel racconto di Mattia Feltri sulla Stampa.
Il dio delle piccole cose illumina questa grande aula quando parla Saverio Romano, 46 anni, democristiano da ragazzo, cresciuto casiniano, ora inventore e membro di NoiSud. Il nome al partito glielo diede Silvio Berlusconi, però: «Come si chiama il gruppo di Adriana Poli Bortone?». «IoSud». «Bene, chiamatelo NoiSud». Ecco, sta parlando Romano, ha da dire cose fondamentalissime e altrettanto incomprensibili a proposito di don Sturzo.
Il presidente Gianfranco Fini scampanella da un po’, il tempo è finito, e Romano avanza la preghiera: «Presidente, mi dia trenta secondi dell’onorevole Iannaccone (pure di NoiSud, ndr), il collega è d’accordo». Va bene, dice Fini. Romano ricomincia, e quando conclude Fini rialza la testa dai suoi fogli: «Onorevole Romano, qui non c’è nessuno Iannaccone iscritto a parlare…».Il miserabile colpo di genio, e la solita figura dell’evidentemente raggirabilissimo Fini, sono il presepio di questo Parlamento, per Berlusconi una specie di ridotta di Valtellina con la sola differenza che il Cavaliere non sta ducescamente fuggendo. Ma ormai ce li ha tutti addosso, e altro che Comitato di liberazione nazionale: qui ci sono i sinistri e i destri, e naturalmente i cattolici. E’ impressionante, se non inedito, vedere iscritti a parlare nel medesimo giorno e sul medesimo argomento Massimo D’Alema, Piero Fassino e Walter Veltroni. E tutta questa schiera di leader e semileader che hanno tarscorso le più gloriose giornate in testa alla cavalleria berlusconiana: naturalmente i finiani. Naturalmente quelli dell’Udc. In mattinata, al Senato, era intervenuto persino l’ex presidente Marcello Pera. Muto da lustri, era riemerso dall’esilio per offesa al suo talento e aveva offerto, magnanimo, minuti di saggezza. Il tono filosofale cammuffava argomentazioni cruente: Fini è un inaffidabile, uno specioso, un attentatore delle prerogative istituzionali, e tu caro Silvio non hai mantenuto una promessa che è una e per cui ti do la fiducia, ma per disperazione.
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