Si comincia
Guida alla giornata politica di oggi e a quella di domani: alle 9 Berlusconi in Senato
di Francesco Costa
Dopo un mese di chiacchiere, dichiarazioni, retroscena e complottismi di ogni sorta, cambi di partito e conferenze stampa improvvisate, dopo l’apertura di un’inchiesta sull’ipotesi di corruzione dei parlamentari che hanno cambiato partito, dopo un infinito tira e molla di aperture e chiusure, di falchi e colombe, siamo arrivati al 13 dicembre. Nelle prossime 48 ore si deciderà la sorte del governo Berlusconi.
Di cosa parliamo
Si è arrivati a questo punto dopo la decisione di Futuro e Libertà di ritirare la sua delegazione dal governo, dopo che Berlusconi aveva rifiutato la loro proposta di chiudere questo esecutivo e aprire una nuova fase alleandosi con l’UdC. Partito Demcoratico e Italia dei Valori hanno presentato una mozione di sfiducia, la stessa cosa è stata fatta due settimane fa dalle forze del cosiddetto “terzo polo”: Futuro e Libertà, UdC, Movimento per l’Autonomia e Alleanza per l’Italia. Il PdL ha risposto presentando al Senato una mozione di sostegno all’attività del governo. Entrambe le aule voteranno domani, ma i lavori cominciano oggi.
Il programma
Si comincia alle nove. Silvio Berlusconi arriverà in Senato e riferirà sulla situazione generale del governo. Seguirà dibattito in aula. Alle 16 si mette in moto pure la Camera dei Deputati, con l’inizio della discussione della mozione di sfiducia. Domani le dichiarazioni di voto e poi il voto.
Le cose succedono alla Camera
Per quanto sia di certo politicamente rilevante anche quanto avverrà in Senato, specie perché è lì che parlerà il premier, le cose importanti succedono alla Camera. Per due ragioni. Primo: solo il testo che voterà la Camera è una mozione di sfiducia. Il Senato voterà un documento di sostegno al governo: anche nell’improbabile caso in cui dovesse uscire sconfitto dal voto, Berlusconi non sarebbe costituzionalmente obbligato a dimettersi. Secondo: la situazione numerica è tale da permettere al governo di avere una ragionevole certezza di conservare la maggioranza al Senato, mentre alla Camera i giochi sono del tutto aperti. E anche se al Senato il governo dovesse incassare il sostegno dell’aula, l’eventuale sfiducia a Montecitorio lo costringerebbe alle dimissioni. Secondo il dettato costituzionale, infatti, è sufficiente che una delle due camere neghi la fiducia al governo perché questo sia costretto alle dimissioni.
Come seguire i lavori
I lavori verranno trasmessi in diretta sia dai canali satellitari delle aule che in streaming su internet: qui la diretta dalla Camera, qui la diretta dal Senato. Sul Post liveblogging e aggiornamenti in diretta, dalle nove di oggi in poi.
Lo scenario
Se l’inchiesta della procura di Roma ha arrestato almeno le voci su nuovi cambi di gruppo e indecisioni da parte dei membri del Parlamento, le ultime 24 ore sono state caratterizzate dal tentativo di una parte di Futuro e Libertà, le cosiddette “colombe”, di ricucire l’impossibile ed evitare lo showdown di oggi e domani. Tali offerte comunque rimangono isolate, visto che lo stesso Gianfranco Fini ieri ha affermato che se il governo dovesse rimanere in piedi dal 15 dicembre Futuro e Libertà si considererà una forza di opposizione. Berlusconi naturalmente spera che qualche dissidente di Futuro e Libertà decida all’ultimo momento di votare la fiducia al governo o magari astenersi, e alla Camera i numeri sono talmente equilibrati che anche un solo cambio di voto o un’astensione possono risultare decisivi.
I numeri
Alla Camera, gli aventi diritto al voto sono 630. Ci sono tre astenuti sicuri: il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che per prassi non vota, e i due parlamentari sudtirolesi. Questo vuol dire che se tutti gli altri saranno presenti la maggioranza scatterà a quota 314. Il governo è certo di poter contare su 311 voti: 235 del PdL, 59 della Lega, 12 di Noi Sud, poi Nucara, Pionati, Cesario, Catone e Grassano. L’opposizione è certa di poter contare su 310 voti: 199 del PD, 35 dell’UdC, 32 di Futuro e Libertà, 22 dell’Italia dei Valori, 6 dell’ApI, 6 dei Radicali, 5 del MpA, 2 dei Liberaldemocratici, poi Nicco, La Malfa e Giulietti.
Rimangono sei voti. Tre di questi appartengono a tre deputate in gravidanza: Giulia Bongiorno e Giulia Cosenza di Futuro e Libertà, Federica Mogherini del PD. Tutte e tre hanno detto che faranno di tutto per essere in aula e votare la sfiducia al governo. Una di queste, Federica Mogherini, dovrebbe partorire oggi: se così sarà, domani non potrà essere in aula. Poi ci sono gli ultimi tre voti. Sono Bruno Calearo, Domenico Scilipoti e Paolo Guzzanti. Se il governo li ottenesse tutti e tre, avrebbe vinto. Calearo e Scilipoti avevano annunciato il primo l’astensione e il secondo il voto della sfiducia, ma le loro intenzioni sono sempre molto incerte e secondo il Corriere della Sera oggi sarebbero “orientati alla fiducia”. Paolo Guzzanti, invece, dopo anni di incrollabile lealtà a Berlusconi e qualche mese di asperrima opposizione a Berlusconi, negli ultimi giorni è stato possibilista su un suo voto a favore del governo.
La città, fuori
A Roma oggi non è una giornata da poco. Oltre ai dibattiti parlamentari alla Camera e al Senato, infatti, è stata indetta una manifestazione antiberlusconiana che secondo i giornali vedrà la partecipazione di studenti, ricercatori, operai e terremotati aquilani. Quattro cortei partiranno alle 9,30 da diversi punti della città e arriveranno nei pressi di Montecitorio.
foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images