Che cos’è la storia di “Parentopoli”
Come le assunzioni allegre di due società dai bilanci in rosso stanno mettendo nei guai Alemanno
di Francesco Costa
È il neologismo che non mancava al giornalismo italiano. Dopo Tangentopoli, Vallettopoli, Calciopoli, Bancopoli, Affittopoli, ecco Parentopoli. Qui bisognerebbe ricordare che Tangentopoli faceva riferimento a una città, Milano, diventata la città delle tangenti; e quindi non si capisce perché uno scandalo nazionale sul calcio dovesse chiamarsi Calciopoli – peggio ancora Moggiopoli – o uno sulle banche Bancopoli, ma non c’è il tempo (e poi la battaglia linguistica è persa anche sul piano internazionale, con l’analogo caso del suffisso “-gate”). E comunque lo scandalo di cui parliamo stavolta, il cosiddetto Parentopoli, ha effettivamente a che fare con una città, cioè Roma, che non è la città dei parenti ma è la città le cui società municipalizzate – cioè le società fornitrici di servizi di proprietà degli enti locali – sembrano essere piene di parenti, collaboratori e segretari di politici, di amministratori, di sindacalisti.
Di cosa parliamo
Parliamo delle due municipalizzate più importanti di Roma. Una è l’ATAC, l’Agenzia Tramvie e Autobus del Comune, e l’altra è l’AMA, l’Agenzia Municipale per l’Ambiente, cioè la nettezza urbana. Sono due colossi. L’ATAC ha 12 mila dipendenti e un bilancio che è un colabrodo: 120 milioni di euro di perdite, più di un terzo del capitale della società, la mettono seriamente a rischio di fallimento. L’AMA ha 7 mila dipendenti e non se la passa molto meglio: nel 2009 il Comune l’ha salvata sborsando un bel po’ di liquidi e mettendola in condizione di ristrutturare il debito da 1,2 miliardi di euro, ma la strada verso la stabilità del bilancio è ancora molto lunga.
Le assunzioni all’ATAC
La storia comincia con un’inchiesta di Giovanna Vitale sulla cronaca di Roma di Repubblica. È il 27 novembre. Si racconta di cosa c’è dietro molte delle 854 assunzioni per chiamata diretta fatte dalla società negli ultimi due anni, nonostante i 120 milioni di passivo di bilancio. Si comincia con l’amministratore delegato, Adalberto Bertucci, dimessosi pochi mesi fa, che si ritrova a fargli compagnia in azienda il figlio, il genero, il nipote, la cognata del figlio, l’ex segretaria, il figlio della ex segretaria, la nuora della ex segretaria, la figlia della segretaria del figlio. Ma è solo l’inizio: nella lista ci sono anche Emanuela Gentili, ex assistente dell’eurodeputato del PdL Antonio Tajani; Stefania Fois, fidanzata del deputato del PdL Marco Marsilio (che però dirà che lui e Fois non stavano insieme, al momento della sua assunzione); Claudia Cavazzuti, moglie del senatore del PdL Stefano De Lillo; Gabriele Del Paolis, collaboratore del deputato del PdL Vincenzo Piso, e Catia Acquesta, sua addetta stampa. Il genero del deputato del Pdl Vincenzo Aracri. Michela Martucci, ex segretaria del deputato del PdL Giorgio Simeoni.
La lista è lunga, abbiate pazienza. Sergio Marchi è l’assessore alla mobilità del comune di Roma. In ATAC vengono assunti la sua fidanzata, il fratello della sua fidanzata, la moglie del suo capo dello staff, il figlio e il nipote di un collaboratore, l’ex fidanzata di un secondo collaboratore, la segretaria, la figlia della segretaria. In ATAC vengono assunti anche il figlio di Antonino Torre, consigliere comunale di centrodestra; una collaboratrice (fidanzata, dice qualcuno) di Dario Rossin, ex capo gruppo di AN in consiglio comunale, oggi della Destra; la moglie di Marco Visconti, ex consigliere comunale AN.
Le assunzioni politiche, diciamo, e gli aumenti
Si va molto oltre anche i parenti, in realtà. L’ATAC assume anche l’ex vicesindaco di Guidonia e il vicesindaco di Montelibretti. Poi due consiglieri comunali del PdL a Tivoli, Emanuele Di Lauro ed Ettore Tirrò. Poi ci sono gli assunti sindacalisti o sponsorizzati dai sindacalisti: oggi Repubblica dice che all’ATAC ce ne sono due della CISAL, uno dell’UGL, uno del Dopolavoro, sei della CGIL, tre della CISL, due della UIL, due in quota RSU e uno in quota SUL. Per non parlare dei politici di circoscrizione, ci arriviamo dopo. Prima occupiamoci della cubista, scovata dalle Iene. Si chiama Giulia Pellegrino, oggi è segretaria del direttore industriale di ATAC. È la mora. Qualche giorno fa è venuto fuori anche un altro pezzo di scandalo, relativo a promozioni e aumenti di stipendio, a volte con assegni fuori busta paga, di cui sono destinatari molte persone tra quelle accusate di essere state assunte grazie a una raccomandazione.
Chi faceva le assunzioni?
Non è chiaro, anche se c’è poco da girarci attorno. Nel senso che l’ex amministratore delegato Bertucci ha detto di avere «seguito le procedure previste, con selezioni interne ed esterne affidate ad una società» e si è giustificato dicendo che «io ricevevo la lista e firmavo». La società in questione si chiama Praxi, e ha smentito istantaneamente: «La decisione su chi assumere era di ATAC: abbiamo fatto un centinaio di colloqui, era l’ATAC a metterci a disposizione i curricula e poi a decidere chi veniva assunto». In ogni caso, il responsabile finale degli eventuali abusi non può che essere l’amministratore delegato – legalmente e politicamente. Bertucci si è dimesso a metà di ottobre e in gran fretta. Finché dirigeva l’ATAC si trovava nell’insolita condizione di esserne capo e anche consulente: doppio contratto, doppio stipendio, il tutto per la stessa azienda. «Non vedo perché dovrei rinunciare», aveva detto, «ma forse darò tutto in beneficenza».
Le assunzioni all’AMA
Lo scandalo dell’ATAC ha portato le attenzioni anche sull’altra grossa municipalizzata di Roma, l’AMA, che negli ultimi due anni ha fatto 954 assunzioni con semplici selezioni. Il manager è il dimissionario Franco Panzironi: suo figlio ha lavorato nella segreteria di Alemanno e ora è passato a un’altra società controllata dal comune. Panzironi si ritrova in azienda il genero, più quattro persone provenienti di UNIRE, l’ente ippico italiano, che guidava fino a qualche anno fa (nominato dal ministro Alemanno, tra l’altro). Dentro AMA ci sono anche il segretario dell’eurodeputata Roberta Angelici, una ex candidata del PdL in VI municipio, il figlio del caposegreteria di Alemanno quando era ministro, un collaboratore del deputato PdL Fabio Rampelli. In AMA ci sono anche diversi politici di circoscrizione, quelli che a Roma si chiamano municipi e in certi casi sono grandi come città: cinque consiglieri del IV municipio, uno del V municipio, il presidente del VIII municipio, uno dell’XI, due del X, tra cui il presidente.
Chi ha cominciato
Il centrodestra inizialmente reagisce parlando di casi isolati, chiedendo di fare chiarezza e confermando piena fiducia in Alemanno e nella sua giunta. Pochi giorni dopo, mentre l’affare si ingrossa, si fa strada anche la linea messa per iscritto dal presidente della regione Renata Polverini: «Se c’è una Parentopoli, c’è in tutta Italia». Che magari è vero, ma è un argomento che serve solo ad ammettere implicitamente le colpe dell’amministrazione. In ogni caso, alla fine di novembre è venuta fuori anche una lista di assunti in ATAC e AMA in quota centrosinistra, che ha governato Roma ininterrottamente dal 1993 al 2008. In mezzo c’è di tutto.
Massimiliano Valeriani, presidente della commissione Trasparenza, assunto in ATAC quando era consigliere municipale; Daniele Ozzimo, anche lui Pd, entrato nell’azienda quando era il segretario Ds del V Municipio; Antonio Stampete, anche lui in Atac prima di essere eletto in consiglio comunale. E poi i figli di Maurizio Policastro (oggi eletto alla Giulio Cesare ma in precedenza segretario regionale Cisl), i consiglieri municipali, sempre Pd, Giuseppe Gerace (del II), Massimiliano Morgante (del VI), Emiliano Sciascia (del V). C’è anche qualcuno del centrodestra: Luca Aubert, consigliere municipale del XVII (assunto in Atac prima della sua elezione) e Ugo Cassone, consigliere comunale del Pdl, preso prima del 2008. Non mancano i legami con gli ex assessori targati Pd. Walter Tocci, ex vicesindaco e assessore al Traffico nella prima giunta Rutelli, ha tre suoi uomini in azienda: la caposegreteria Caterina Marrone, poi Lorena Saccarelli e Paolo Piva. Spulciando gli elenchi, si trova Roberta Pilieri ex compagna di Mauro Calamante, ex assessore – allora Ds – ai Trasporti ed ex presidente di Atac; Stefano Petrucci, fratello di Luca, ex presidente dell’Ater e avvocato di Piero Marrazzo nella vicenda che lo ha travolto; Simona Pagani, caposegreteria di un altro ex assessore ai Trasporti come Mario Di Carlo, allora Margherita; Aldo Ciani, figlio del deputato europeo Fabio Ciani, oggi Pd; Massimo D’Avenia, ex consigliere provinciale di An. E ancora, parenti di sindacalisti come i figli di Giancarlo Napoleoni, Uil Trasporti, più la fidanzata di uno dei due; Andrea Vantaggiato, figlio di Fernando dirigente sindacale Cgil. Ci sono anche i congiunti dei quadri di Atac: due figli e una nipote di Mario Moroni, ex presidente del dopolavoro Atac; la moglie di Luca Avarello, oggi manager a «Roma servizi per la Mobilità»; i figli di Roberto Sem, altro dirigente.
La giunta Veltroni nel 2006 approva un Codice etico che vieta di assumere, all’interno delle società controllate del Comune di Roma, coniugi o parenti dei dirigenti delle società e di chi esercita poteri di indirizzo e controllo, come gli assessori. Il codice probabilmente è stato disatteso anche durante il periodi di governo del centrosinistra, anche se pare non in misura paragonabile a quanto fatto durante i primi due anni di amministrazione di Alemanno. In ogni caso, qualche giorno fa è stato tirato in mezzo anche Walter Veltroni, il cui figlio dell’allora caposcorta è stato assunto dall’AMA. «Il padre lavorava con noi, ma non ho la minima idea di cosa facesse il figlio. Magari è entrato con un concorso», ha detto Walter Verini, oggi deputato, all’epoca capo della segreteria di Veltroni. «Ciò che è certo che mai nessuno di noi ha operato indebite pressioni per far prendere chicchessia in un’azienda comunale».
Tre inchieste
Le assunzioni in ATAC e AMA intanto sono diventate argomento di inchieste giudiziarie, oltre che giornalistiche. La procura di Roma ha aperto due inchieste, una per ogni municipalizzata, e nel giro di pochi giorni i carabinieri acquisiranno tutti i contratti firmati negli ultimi cinque anni. Anche la Corte dei Conti sta per aprire un’inchiesta su quanto accaduto. E nel frattempo si aperto un nuovo, ennesimo fronte, ben più dannoso per le casse dell’azienda: gli appalti. Sempre la giornalista di Repubblica Giovanna Vitale ha raccontato il 4 dicembre come l’ATAC abbia acquistato dei freni a prezzo quadruplicato rispetto a quello di mercato. Il nuovo amministratore delegato dell’azienda, Maurizio Basile, sta passando in rassegna i 360 milioni che ATAC ha speso in appalti negli ultimi due anni e secondo le denunce dell’opposizione potrebbe trovare molte irregolarità.
Che dice Alemanno
Il sindaco di Roma in tutto questo non è messo benissimo. Il problema delle assunzioni nella sua amministrazione non gli è nuovo e già pochi mesi dopo il suo insediamento si parlò dei personaggi di estrema destra che si stavano insediando nei posti di maggiore importanza della Capitale. L’esempio più celebre è quello del precedente amministratore delegato dell’AMA, Stefano Androni: ex naziskin, dimessosi a causa del coinvolgimento nell’inchiesta Mokbel. Questa settimana un articolo dell’Espresso elenca nuovamente una serie di nomi e cognomi della destra romana ascesi a importanti incarichi durante i due anni di amministrazione di Alemanno (per gli appassionati: a un certo punto salta fuori pure “il Nero” di Romanzo Criminale).
Allo scandalo ATAC il sindaco reagisce, il 27 novembre, chiedendo all’azienda di aprire un’inchiesta interna e presentare il risultato dopo quindici giorni. Di giorni per il momento ne sono passati tredici. Alemanno è stato coinvolto direttamente per quel che riguarda il suo caposcorta, che ha una figlia assunta in AMA e un figlio assunto in ATAC. Il caposcorta ha detto che si è trattato di assunzioni regolari. Alemanno prima ha detto di non ricordare «che l’agente di polizia avesse una figlia» e poi è spuntata su Facebook una foto di Alemanno al matrimonio della figlia del caposcorta. «Mi ero dimenticato di essere stato al matrimonio della figlia, mi capita anche questo», ha detto il sindaco di Roma.
Da adesso in poi
Quel che è certo è che per Alemanno si tratta del momento più complicato in questi due anni e mezzo da sindaco di Roma. Lo scandalo sulle assunzioni all’ATAC e all’AMA è già adesso di grosse proporzioni e sembra potersi ingrandire ancora. Le opposizioni chiedono da settimane le dimissioni dell’assessore alla mobilità Sergio Marchi. Il sindaco lo difende a spada tratta ma la novità è che, a parte il pezzo di PdL che gli è più vicino, anche una parte consistente del suo partito lo vuole fuori prima della fine dell’anno e vede nelle sue dimissioni l’unica via d’uscita possibile allo scandalo.
Inoltre Alemanno non può godere di grande sostegno sul piano nazionale, isolato dalla progressiva emarginazione degli ex AN dentro il Popolo delle Libertà, che comunque in questa fase ha molto altro a cui pensare, e dalla storica insofferenza degli ex Forza Italia per il protagonismo di AN a Roma. «Ho salvato Roma e voglio ricandidarmi nel 2013», diceva Gianni Alemanno lo scorso 19 novembre. Non lo sapeva che di lì a poco gli sarebbe capitato questo, e che questo può mettere in discussione tutto.