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  • Giovedì 9 dicembre 2010

La legge del Messico

Il collasso delle forze dell'ordine ha aperto la strada a eserciti di civili che cercano di farsi giustizia da soli

Come abbiamo raccontato più volte sul Post, negli ultimi quattro anni in Messico la guerra alla droga ha fatto quasi 30 mila vittime tra membri delle forze dell’ordine, civili e narcotrafficanti, che spesso si uccidono tra di loro in una battaglia tra cartelli rivali che si contendono le rotte della droga. Sparatorie, rapimenti e omicidi sono diventate realtà quotidiana per milioni di persone, che in alcuni casi hanno adottato strategie altrettanto estreme per difendersi. Il Washington Post oggi ne parla in un articolo.

Ad Ascension, una piccola cittadina polverosa a solo un’ora di distanza dal confine nord con gli Stati Uniti, più di quaranta persone sono state rapite nei primi nove mesi dell’anno. Poi, il 21 settembre, i rapimenti sono finiti. Quel giorno una banda di narcotrafficanti entrò nel ristorante Lolo e cercò di rapire la cassiera di diciassette anni. Ma un gruppo di residenti locali infuriati si mise all’inseguimento di due dei ragazzi che avevano attaccato il locale e li linciò in un campo di cotone alla fine del paese. «Non siamo orgogliosi di quello che è successo, ma ora siamo uniti, tutto il paese, e vogliamo giustizia», dice Georgina Coca Gonzales, una delle persone che hanno contribuito alla formazione di un gruppo di cittadini armati per combattere il crimine e prevenire i rapimenti.

In tutto il Messico, specialmente nel nord, il collasso delle forze dell’ordine sta aprendo la strada a un’ondata di violenza civile. La popolazione è sempre più frustrata per la corruzione e l’incompetenza delle autorità, e molti hanno deciso di farsi giustizia da soli costituendo bande armate con cui cercano di difendersi dagli attacchi dei narcos. Alcuni di questi episodi si sono verificati spontaneamente, come nel caso di Ascension, altri invece sono stati compiuti da vere e proprie squadre di cittadini che in alcuni casi hanno anche lasciato cadaveri per le strade con biglietti scritti a mano che dicevano “estorsori” o “rapitori”.

Secondo il Washington Post, questi gruppi di vigilantes sono ormai al lavoro anche nelle città più grandi. L’anno scorso, a Città del Messico le autorità trovarono i cadaveri di quattro persone in una macchina, tra cui uno dei gangster più conosciuti di Monterrey, Hector Saldana, e i suoi due fratelli. La notizia dell’omicidio fu data da Mauricio Fernandez, il sindaco di San Pedro Garza Garcia, ancora prima che la polizia identificasse i corpi. Fernandez negò di avere a che fare con l’omicidio, ma ribadì le sua intenzione di istituire delle squadre che si occupassero di ripulire il paese dai criminali.

Ai gruppi paramilitari assoldati dai narcos si sono quindi progressivamente aggiunti questi nuovi gruppi di vigilantes, spesso a loro volta composti da ex poliziotti e soldati, che possono essere pagati dalle famiglie delle vittime che vogliono vendicarsi o da quelle che vogliono difendersi. «Prima le persone aspettavano l’intervento del governo», ha detto Gustavo de la Rosa, responsabile di un’associazione che lotta per la difesa dei diritti umani nello stato di Chihuahua «ma ora sono passati alla fase successiva, dove si fanno giustizia da soli. Penso che siamo solo all’inizio di questa seconda fase». Secondo le statistiche diffuse recentemente dal quotidiano El Diario, oltre il 96 percento dei crimini commessi negli ultimi tre anni sono rimasti irrisolti.

Ad Ascension, il gruppo che aveva linciato i due ragazzini, ha costruito anche una torre con una sirena che viene messa in funzione per avvertire la popolazione che un tentativo di rapimento è in corso. Quando la sirena suona, i membri del gruppo armato sanno che si devono mobilitare e bloccare la strada che attraversa la città. Dopo avere ottenuto il consenso delle autorità locali, hanno anche scavato una specie di fossato intorno al paese, lungo e profondo quanto basta perché una macchina non possa oltrepassarlo senza finire fuori strada.

Saenz, 63 anni, è uno degli abitanti di Ascension che hanno attaccato i rapitori il 21 settembre. Alcune persone si sono anche rotte alcune ossa delle mani e dei polsi mentre li colpivano, racconta. La polizia era riuscita a toglierli dalle mani della folla, ammanettarli e chiuderli in una delle loro macchine. Ma le persone hanno bloccato il veicolo gridando «Uccideteli! uccideteli!» e «Vogliamo giustizia!» e i due ragazzi sono morti dentro alla macchina prima che la polizia riuscisse a portarli via. Nessuno è stato incriminato per l’omicidio.

– Tutti gli articoli del Post sulla guerra alla droga in Messico